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Enola Gay: quando una bomba diventa una hit

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Enola Gay
Enola Gay, una canzone contro la guerra… nucleare.

Già in passato ci siamo dedicati alla scoperta delle canzoni anni 80 contro la guerra, in particolare quelle contro la Guerra Fredda, basta ricordare “Russians” di Sting o “99 luftballons” della rock band tedesca Nena.

Oggi riavvolgiamo il nastro per tornare al 1980, quando uscì una canzone che diventerà un cult degli anni 80 e uno dei singoli più venduti di quel periodo. Enola Gay, il singolo degli Orchestral Manoeuvres in the Dark (testo di Andy Mc Cluskey e musica di Paul Humphreys) è una canzone pacifista che prende il nome dal bombardiere americano B-29, che il 6 agosto 1945 sganciò la bomba atomica su Hirosima.

Prima di Enola Gay, la band aveva ottenuto un discreto successo in Gran Bretagna grazie all’uscita del suo primo album “Electricity”; ma è solo nel 1980, che viene lanciata a livello internazionale: Enola Gay vende oltre 5 milioni di copie in tutto il mondo, in UK raggiunge l’ottava posizione della Hit Parade ma è in Spagna e anche nel nostro Paese che il singolo, nell’estate del 1981, raggiunge la vetta della classifica, diventando a fine anno anche il secondo singolo più venduto, preceduto soltanto da Nikka Costa con il brano “On my Own”.

Direi che il must del brano è l’intro che sicuramente tutti ricorderanno, un’esplosione di sintetizzatori e drum machine: grazie all’uso di questi strumenti si può dire che Enola Gay è uno dei primi brani dello stile Synth pop dei primi anni 80, che esploderà a partire dall’anno successivo soprattutto grazie ai Depeche Mode.

Se la musica è affascinante, il testo tocca un argomento sorprendentemente delicato per un brano così ballabile: la bomba atomica (molti deejay del periodo si rifiutarono di utilizzare il brano durante le proprie serate); ma la potenza della musica era tale da far diventare il brano una hit – a dire il vero soprattutto nei Paesi latini, come Spagna e Italia, dove il testo non veniva compreso…

Enola Gay è il nome della madre del pilota del B-29 (Paul Tibbets), ma la canzone contiene altri riferimenti alla tragedia di Hiroshima come “Little Boy” (il nomignolo della bomba) o “eight-fifteen” (l’ora a cui fu sganciata). Il testo alterna la tranquillità del pilota che torna a casa dalla madre alla raggelante fissità di Hiroshima, con gli orologi “congelati” all’ora dell’impatto e il paesaggio spettrale seguito all’esplosione. L’obiettivo è quello di far riflettere sull’impiego di armi così devastanti.

Il testo tradotto:
Enola Gay, saresti dovuta rimanere a casa ieri,
Oh, le parole non possono dire quel che si prova e le vostre bugie.
Quei giochi che fate finiranno tutti in lacrime un giorno o l’altro,
Oh, Enola Gay, non sarebbe dovuta finire in questo modo.
Sono le 8.15, ed è l’ora che è sempre stata,
Abbiamo ricevuto il tuo messaggio alla radio, condizioni normali e
tu stai tornando a casa.
Enola Gay, la mamma è orgogliosa del suo giovanotto oggi,
Oh, quel bacio che hai dato non sbiadirà mai.
Enola Gay, non sarebbe dovuta finire in questo modo.
Oho, Enola Gay non dovrebbe sbiadire nei nostri sogni.
Sono le 8.15, ed è l’ora che è sempre stata,
Abbiamo ricevuto il tuo messaggio alla radio, condizioni normali e
tu stai tornando a casa.
Enola Gay, la mamma è orgogliosa del suo giovanotto oggi,
Oh, quel bacio che hai dato non sbiadirà mai.

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