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Il mio amico Arnold

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Arnold

Un linguaggio pulito ed elegante, che non teme di esserlo. Un racconto di generosità, di amore esemplare che varca qualunque confine e differenza, senza mai sfociare nella retorica. Un dialogo costantemente carico di tenerezza che nella televisione di oggi, probabilmente, non troverebbe spazio.

Se infatti a farla da padrone nella programmazione attuale sono le famiglie problematiche e sull’orlo del collasso, ne Il Mio Amico Arnold (titolo originale Diff’rent Strokes) ad andare in scena è un idillio domestico formato a dispetto delle divisioni razziali e sociali.
Protagonista della serie è il piccolo Arnold Jackson (interpretato dal compianto Gary Coleman), che insieme al fratello Willis (Todd Bridges) viene adottato – e sottratto alla violenza di un quartiere malfamato – dall’uomo d’affari Philip Drummond (Conrad Bain). Dietro a questo gesto generoso ci sono profonde ragioni affettive. I due ragazzini, infatti, sono figli della signora Jackson, la governante morta prematuramente cui Drummond è rimasto particolarmente affezionato. Per lui è dunque una decisione inevitabile prendersi cura di Arnold e Willis, che altrimenti rimarrebbero soli al mondo.

I due hanno rispettivamente otto e tredici anni. Sono afroamericani e abituati a vivere in strada: immaginate, dunque, che effetto gli faccia ritrovarsi improvvisamente in un lussuoso appartamento di Manhattan, il quartiere più esclusivo di New York! E quale possa essere l’impressione che suscitano tra le persone (bianche) nel nuovo ed elegante contesto. Gli adorabili Arnold e Willis vengono aiutati ad inserirsi dall’affetto della signora Garrett (Charlotte Rae), che negli anni di maggior successo della serie si impone nell’immaginario collettivo come la tata più simpatica e premurosa che ci sia (tanto da guadagnarsi la parte da protagonista in uno spin off intitolato L’albero delle Mele) e da Kimberly, figlia biologica del signor Drummond e quindi loro “sorellastra”. I cinque insieme formano una famiglia unita, di fronte alla quale chiunque (per esempio la vecchia signora Drummond, madre di Philip) non può che sciogliersi, mettendo da parte i pregiudizi.

La serie Il Mio Amico Arnold è stata trasmessa negli Stati Uniti tra il 1978 e il 1986, prima sul network NBC e poi sulla ABC, mentre in Italia è arrivata nel 1980 sui canali commerciali.
Per anni questo telefilm ha incollato al piccolo schermo milioni di famiglie americane, alternando momenti di comicità e dolcezza infinita (le scaramucce tra fratelli, le coccole del papà e della governante, ma soprattutto le battute schiette e disarmanti di Arnold) ad episodi drammatici. Per esempio quello speciale, della durata di un’ora, in cui i due ragazzi vengono adottati legalmente e in via definitiva da Philip Drummond.
Nonostante la popolarità iniziale, verso la quinta stagione gli ascolti iniziano a calare; il loro crollo inesorabile non sarà impedito neanche dal passaggio su un altro canale. i produttori sono, dunque, costretti a cancellare la serie senza nemmeno un preciso finale.

Triste il destino dei protagonisti de Il Mio Amico Arnold: il piccolo Gary Coleman è stato stroncato nel 2010 dalla nefrite che lo affliggeva dalla nascita, congelandolo in quel corpo di bambino. Todd Bridges, invece (Willis), dopo la fine della serie non ha più ottenuto lavori importanti e ha vissuto momenti difficili a causa della droga. Al di là di quella che molto spesso è stata definita la “maledizione del cast di Arnold”, ricorderemo sempre il buffo musetto del protagonista, che come un orsacchiotto guardava dritto l’inseparabile fratellone ripetendogli il motto (divenuto cult): «Che cavolo stai dicendo, Willis?».

Arnold

3 Commenti

  1. L’attore aveva 42 anni, è morto in un ospedale dello Utah dove era stato ricoverato dopo una caduta. Bambino prodigio celebre per la serie tv conosciuta in Italia come “Il mio amico Arnold”, ha sempre avuto problemi di salute. Negli anni recenti aveva partecipato ad alcuni film ma da qualche tempo lavorava come guardia privata
    SALT LAKE CITY – Il piccolo Arnold non ce l’ha fatta. L’attore Gary Coleman, 42 anni, protagonista della celebre sitcom, è morto a seguito di una emorragia cerebrale dopo una caduta nella sua casa a Salt Lake City, nello Utah. Coleman era entrato in coma fino a essere mantenuto in vita solo con le macchine. Poi, la notizia del decesso. Dopo una vita segnata da problemi di salute, fin dalla più tenera età.
    In onda negli Stati Uniti dal 1978 al 1986, la serie Il mio amico Arnold arrivò al pubblico italiano negli anni Ottanta, quando ormai rete nazionale, ne fece un punto fermo della sua programmazione. Il segreto del successo era tutto concentrato nelle fattezze del protagonista un bambino afroamericano, piccolo e grassottello, dalla battuta fulminante e dall’irresistibile senso dell’umorismo. Per chi ha vissuto quella stagione televisiva, resta indimenticabilecon cui il ragazzino rimbrottava il fratello, alto e dinoccolato, interpretato dall’attore Todd Bridges.Gary Coleman e due ragazzi neri cresciuti nel ghetto e atterrati come meteore nella dimensione altoborghese di una famiglia bianca, composta dall’algido signor Stafford Conard Bain e da sua figlia Dana Plato
    Nessuno, all’epoca, avrebbe mai sospettato che Arnold non fosse un attore-bambino dal talento straordinario. Ma pian piano la verità venne a galla. Gary Coleman, nato a Zion, Illinois, nel 1968, non era un piccolo e grassottello ragazzino nero, ma un uomo, adulto e minato nel fisico. Il suo sviluppo era stato compromesso da una forma di insufficienza renale che lo aveva torturato fin dall’infanzia. Nei suoi anni verdi Coleman passò attraverso due trapianti di ren, ma non riuscì a sottrarsi alla dialisi, suo malgrado compagna di una vita.

    Quando per l’uomo Gary divenne insostenibile mantenere le sembianze del bambino Arnold, la tv lo abbandonò. Lo spettacolo Usa lo ricordò citandolo in episodi protagonista l’aspirante che regalava una nuova serata di gloria alle stelle (in)dimenticate del passato. Ma il passato non può tornare. E dal passato di Gary affiora anche una brutta storia di violenza domestica, quella che Coleman usò contro Shannon Price, la donna che sposò nel 2007.

    Prima che quell’ombra ne scalfisse l’immagine, Coleman aveva tentato anche la carta della . Ma, ironia della sorte, il destino volle che nella sua corsa alla prestigiosa poltrona il “piccolo Arnold” si scontrasse , l’ex culturista inventatosi attore e reso popolarissimo e mille altri film d’azione. Coleman cercò di ritirarsi per appoggiare l’avversario, ma essendo ormai ufficialmente iscritto Chiuse l’esperienza con i principi del Questo Articolo possiedo di vedere come appunto per ricordare dalla mia vita privata
    Tra un cameo e un’apparizione casuale, Gary Coleman lavorava come guardia privata. Proprio in occasione di uno dei suoi sporadici ritorni in tv, lo scorso febbraio, durante le riprese della , Coleman era stato colto da un malore. Forse un segnale della fine, forse no. Ma Arnold se n’era già andato da tempo. in stesso come nel mio caso di gestire l’argomento in stesso occasione i
    (28 maggio 2010) avevo ancora 39 anni si come di aver come al articolo che e importante da
    1978 un italiano aveva 7 anni nel 1971 di 3 anni dopo sulla morte di Gary Coleman e dire la verità su i miei confronti a Gary Coleman il piccolo Arnold in di pochi anni fa dalla sua scomparsa e vi chiedo al questo caso su i miei confronti se centro qualche cosa di un italiano perché io non ò mai visto perché è nato prima per saperlo io non so se è si era nel passato ad un principio della mia storia. di dire la Verità vice versa L’attore aveva 42 anni, che era la mia stessa età di i miei ricordi.
    LASCIA UN COMMENTO Michele Ferraù

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