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80 voglia di Fiat. Dieci anni di creativitá sotto la Mole.

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Fiat
80 voglia di Fiat. Dieci anni di creativitá sotto la Mole.

La passione per le classifiche, per le top ten, fanno parte di noi.

Del nostro immaginario e del nostro vissuto. Che si tratti di mettere in fila le migliori canzonette da ombrellone dell´estate appena trascorsa, o i migliori numeri 10 di sempre (per gli appassionati della palla di cuoio), i migliori panini della cittá o i telefoni cellulari di ultima generazione.

Non sfuggono alle forche caudine di questa passione (o perversione) da “the winner is“, le automobili!

Senza aver fatto naturalmente nessun tipo di sondaggio, senza aver interpellato societá di consulenza o enti specializzati, e soprattutto senza avere alcuna competenza tecnica per giudicare le preformances meccanico-automobilistiche, ho deciso di stilare una “personalissima“ (Rino, Rino.. quanto ci manchi) classifica dedicata ad una categoria di automobili che secondo me e´ stata colpevolmente ignorata da tanto, troppo, tempo: le vetture disegnate, create, prototipate e lanciate dal Lingotto durante la decada che ci appassiona e “che ci rende nostalgici“ (cif, R. Casale. San Remo 1987).

Rullo di tamburi… Le auto FIAT degli anni ´80!

Nel bene e nel male, la casa automobilistica torinese accompagna l´Italia, gli italiani e le loro vite; le scampagnate fuori porta degli anni 50, i chilometri fatti su e giú per lo stivale a raggiungere i luoghi di villeggiatura negli anni 60. Intasando allegramente l´autostrada del sole, simbolo dello sviluppo e della ricerca del felicitá per gli abitanti del Bel Paese…

Neppure la crisi petrolifera degli anni 70 e´ riuscita a scalfire quel desiderio di libertá, di velocitá, di ordinata anarchia che solo le quattro ruote sanno regalare.
Niente piú biciclette o mezzi di trasporto pubblici: ai luoghi di lavoro ci si reca in automobile! Da sfoggiare, lucidare, coccolare.

Un aneddoto che spero possa essere gradito agli appassionati del Pallone e del numero 10 per eccellenza, Diego Armando Maradona.
In un pollaio abbandonato nella periferia sconfinata di Buenos Aires, é stata trovata una 128 Fiat. Versava in uno stato pietoso.
Nulla, forse, di particolarmente affascinante. A parte il fatto che all´interno del cruscotto nascondeva una vera e propria reliquia: il libretto del primo propietario di quel veicolo abbandonato.

Il numero 10 per eccellenza; sua maestá Re Diego!

Come ci fosse finita in quel pollaio non è dato a sapersi… ma a noi piace immaginare Diego sfrecciare a tutta birra a bordo della prima auto che avesse mai posseduto. Il bolide FIAT comprato magari con i primi soldi guadagnati calciando un pallone. Ed é bello fantasticare di un Diego, che stava al volate, con i suoi scarpini bullonati ai piedi, intento a raggiungere un campetto di periferia dove le Cebollitas sfidavano il Sacachispas Futbol Club!

Tornando a noi ed al mondo delle auto, non possiamo non ricordare di come le auto FIAT abbiano fatto sognare generazioni di italiani. Dalla 600 alla mitica 500 che ancora oggi è simbolo di italianità nel mondo.
Sogni peró che si sono spesso trasformati in incubi! Le vetture partorite all´ombra della Mole, hanno causato a milioni di babbi e nonni italiani non pochi grattacapi: i problemi di avviamento, le noie al motore…

Nella decada degli 80, la flotta FIAT venne completamente rivisitata dal punto di vista tecnico e stilistico. Grazie anche al fatto che il Gruppo Torinese comprendeva i marchi Lancia e Autobianchi (a cui si aggiunse l’acquisizione di Alfa Romeo nel 1986), FIAT divenne il maggiore produttore di automobili a livello europeo. Fino alla sciagurata (col senno di poi) scelta di puntare sul mercato sudamericano anziché quello nordamericano che da sempre era stato particolarmente complesso per il Lingotto.

Ma bando alle ciancie, passiamo alla classifica (ripeto: assolutamente personale e per nulla tecnico specializzata) delle 8 vetture piú significative della decade degli anni 80.

Ottavo posto
ARGENTA

Maggio 1981. Dopo parecchio scervellarsi su come rimpiazzare la vecchia 132 (che datava 1972), il lingotto sforna una idea geniale per coprire il segmento medio-alto. La Argenta.

La nonna (o la zia) della Lancia Thema, Argenta aveva l´ambizione di essere qualcosa di piú di un semplice restyling della 132!

Tristemente peró, nonostante la ricercatezza di dettagli e del design, il mercato la accolse tiepidamente.

L’aspetto non entusiasmó e si trovó a lottare con problemi tecnici non indifferenti: una modesta tenuta di strada e prestazioni di consumo (altissimi per una auto di quella categoria) davvero poco brillanti. E dire che la battezzarono Argenta in onore di Argenta, la figlia di Maria Sole Agnelli… il sole purtroppo non brilló per molto tempo sui cofani della berlina torinese…

Settimo posto
REGATA

Mirafiori, settembre 1983.
Anche qui si partí con le migliori intenzioni. Narrano nei corridoi del Lingotto, che inizialmente Gianni (l’Avvocato) la volesse chiamara Azzurra in onore della barca che ci fece sognare all’America’s Cup.

Si optó poi per un nome sempre marinaresco: Regata, appunto.
Voleva essere una berlina, dal carattere vincente. Erede della 131. Fu uno dei modelli che furono maggiormente spinti per il mercato estero. In america latina la lanciarono con il nome di “Regatta“ (e prodotta negli stabilimenti argentini del gruppo torinese).
Ma in 7 anni di vita, la Regata non seppe realmente ripetere i successi dello skipper Ricci! E la produzione cessó nel 1990.

Sesto posto
DUNA

Disegnata da Giorgetto Giugiaro, prodotta ed assemblata tra Brasile ed Argentina era destinata inizialmente al solo mercato sudamericano.
Si trattava sostanzialmente di una Uno (della quale parleremo diffusamente) con un lunotto curvato ed una coda importante che aumentava i cm3 e quindi il confort dei passeggieri seduti sui divanetti posteriori.

Un omaggio alla prolificitá dei clienti FIAT hispanoamericani?

Visto il notevole successo ottenuto in sudamerica, si provó, nel 1987, a lanciare la Duna anche sul mercato europeo (ad eccezion fatta per Regno Unito e Irlanda.. perchè il design del cruscotto non aveva previsto l´opzione di guida a destra…sic!).
Il mercato peró aveva gusti ed orientamento molto distanti dallo stile Duna. E nel ’91 venne ritirata dal mercato europeo. Mentre in America Latina la produzione proseguí per alcuni anni ancora.

Quinto posto
CROMA

Inizialmente al progetto venne dato il nome di “Chroma“ (con “h“); fu peró poi lo stesso Gianni Agnelli ad optare per un piú dolce “Croma“.

L’idea era di sostituire il modello di classe alta Argenta, con un prodotto che offrisse un eccellente confort, un design forgiato da Giugiaro, eccellenti performances tecniche, grande controllo di guida. Insomma una ammiraglia che avrebbe dovuto entrare nei cuori (e nei portafogli) dei “cumenda“ di tutta Italia.

In effetti la Croma divenne un modello di riferimento non solo per dirigenti e professionisti, ma anche per Enti e ministeri oltre che amministrazioni pubbliche.

Con versioni blindate per il trasporto di personalitá pubbliche. Quelle che la vulgata identifica come “auto blu“.
Purtroppo all’appeal pubblico, non fece da controaltare l´appeal privato; durante gli undici anni di vita, si vendettero circa 400.000 esemplari.

Quarto posto
RITMO

Gli ingenieri ed i progettisti, pressati dai dirigenti torinesi che stavano lottando disperatamente per arginare il calo delle vendite causato dalla Golf, stava giá lavorando al progetto Ritmo sin dalla metá anni 70. Fu peró solo nel 78-79 che il progetto divenne centrale e venne rilanciato alla grande dal gruppo torinese.

La Ritmo, rivista e corretta, venne presentata al Salone di Torino nel 1978 (nel 79 sfioró il premio di Auto dell´Anno, giungendo seconda).
Il reparto marketing, pensó addirittura ad un nome ad hoc per il mercato inglese: Strada. Di maggiore appeal e piú semplice lettura.

Numerosissimi furono i re-styling e le cilindrate nelle quali fu declinata la Ritmo. Degna di una menzione speciale, secondo me, la versione Abarth. Un look aggressivo e l´iconico scorpioncino a bella mostra.

Terzo posto
TIPO

Sbirciata in anteprima nel 1987, e poi lanciata ufficialmente nel firmamento FIAT nel 1988, la Tipo si presentó al pubblico con una immagine sicuramente piú curata rispetto alle vetture dei primi anni 80. E con un piano industriale ambizioso: lo stabilimento di Cassino (dove si sarebbe prodotta la Tipo) era stato dotato di macchinari di prima categoria ed era era pronto a sfornare fino a 1000 vetture al giorno, per quella che doveva diventre l´auto di punta del segmento C.

Una berlina 2 volumi che seppe coniugare versatilitá e design innovativo (vinse il premio Auto dell’Anno nel 1989); abbandonando le spigolositá delle carrozzerie anni ´70, ed anticipare le sinuositá degli anni 90.

Una nota per gli appassionati come me della etimologia… il primo nome che gli ingenieri Fiat diedero al progetto della Tipo fu: “Tipo Due“. Questo per differenziarlo dal progetto “Tipo Uno“ (che divenne poi la Fiat Uno) e dal progetto “Tipo Tre“, che invece avebbe poi visto la luce con il nome di Tempra.

La Fiat Tipo riscosse certamente un buon successo di pubblico e subí nel corso degli anni vari re-styling. Migliorie stilistiche e tecniche, come l’adeguamento alla regolamentazione delle marmitte catalitiche che nei primi anni ´90 cambió le regole del gioco nel mercato dell’auto!

Nel 1995 la Tipo uscí di produzione per far posto alla accoppiata Fiat Bravo/Brava.
Ma qualcosa covava sotto le ceneri… e nel 2015 il Lingotto presentó una nuova Fiat Tipo! Dallo stile ed il design decisamente piú grintoso.

Secondo posto
UNO

Nel 1983, la Fabbrica Italiana Automobili Torino sforna un prodotto che con gli oltre 9 milioni di esemplari venduti risulta essere, ad oggi, la ottava auto piú venduta di sempre.
Il progetto “Tipo Uno“ doveva inizialmente nascere come prodotto a marchio Lancia. Ma i disegni di Giugiaro, che datavano 1979, rimasero nei cassetti dell´allora responsabile del brand Lancia: Gian Mario Rossignolo.

A fine 1979 Rossignolo rassegna le sue dimissioni ed il progetto (per uno di quegli strani disegni del destino) finisce sulla scrivania di Umberto Agnelli, che vede nel “Progetto Tipo Uno“ l’erede naturale della 127 e della A112.
Fu un successo immediato. Per 12 anni rimase in testa alle classifiche di vendita di auto in Italia..

Lanciata ad un prezzo di circa 10 milioni di lire (quando un operaio guadagnava circa 500-600.000 lire al mese), la Uno seppe in breve tempo conquistare il cuore degli italiani.
Nell´anno del suo lancio, l´inflazione galoppava a colpi di +16-18% l’anno, il biglietto del tram era passato da 300 a 500 lire, il caffe da 200 a 400 lire … ma la Uno meritava qualche sacrificio!

La comunicazione venne affidata alla penna di Forattini, che seppe catturare la fantasia degli italiani:

Nel 1984 fu proclamata Auto dell’Anno.

Numerosissime furono le colorazioni della carrozzeria (oltre 15 colori), le declinazioni di cilindrata, e le versioni della Uno che con gli anni integrarono il primo modello lanciato nel 1983.

Dal 1985 al 1988 si mosse a colpi di un milione di auto vendute all’anno. E poi i restyling, la delocalizzazione delle produzioni (Brasile e Argentina), le versioni Fiorino.. per uscire di scena nel 2014, salutata dal pubblico con una meritata standing ovation!

Primo posto
PANDA

Sará perché non aveva paura di nulla, sará perché era una macchina tanto fredda d’inverno… ma anche tanto calda d´estate. Sará perché siamo romantici. O sará forse perché é stata la mia prima auto… ma lo scettro di regina delle vetture Fiat del decennio ’80 per me va alla Fiat Panda. Il mitico Pandino.

Disegnata nel 1980 da Giugiaro e poi ri-disegnata nel 2003 da Giuliano Biasio, per poi essere disegnata una terza volta nel 2012 dal Centro Stile Fiat, il Pandino é un giovanotto di 40 anni che sembra non risentire dello scorrere del tempo. Non teme la neve delle nostre montagne nè la sabbia dei nostri mari!

Non teme mode, stili, influencer. Chiamatela 4×4, chiamatela Cross… chiamatela come volete! la Panda è dal 1980 (il suo anno ufficiale di nascita) sinonimo di gioventú e di libertá!

La strumentazione semplice e raccolta, l´assenza di finiture pretenziose, la rendevano spartana ma proprio per questo solida ed affidabile!

Strizzava l’occhio ai clienti piú giovani, che cercavano una soluzione economica e dai bassi consumi, ma anche ad un target molto speciale di clientela “tradizionale“: i contadini! Giugiaro ebbe a dichiarare infatti che la specifica capacitá di carico della Panda era stata tarata in modo tale da poter trasportare due damigiane da 50 litri di vino nel bagagliaio (a schienale ripiegato)!

Non erano pochi i dirigenti FIAT, infatti, che avevano le seconde case nelle Langhe piemontesi, e che a fine weekend rientravano a Torino portando il vino prodotto in campagna!

L’Auto vinse il premio di Design Compasso D’Oro nel 1981, ed il lancio ufficiale fu fatto in pompa magna!
Il 29 Febbraio del 1980 infatti, nei giardini del Quirinale, Gianni Agnelli presentó all´allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, quelle che sarebbero diventate un mito del Design Industriale Italiano: la Panda 30 e la Panda 45!

A causa della forte svalutazione, i manager Fiat dovettero rivedere il prezzo di lancio (i conti che erano stati fatti nel 1978 dovettero essere completamente rivisti e corretti!) della super-utilitaria. Nella versione 30 fu posta in prenotazione a 3,970,000 lire, e la versione 45 a 4,700,000 lire.
Fu un successo immediato; nel bimestre successivo al lancio, si erano giá registrati ordini per oltre 70,000 veicoli!

E adesso ditemi che non vi e´ venuta voglia di chiamare un paio di amici e farvi una gita al lago in Panda, con tre panini e “una familiare di Peroni gelata“!!!

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