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Ugo, hai cambiato la macchina?

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Diciamo la verità: negli anni di Top Gun e Magnum P.I., tutto avresti potuto fare tranne che presentare una macchina come la Duna. Che difatti rimpiazzò immediatamente la Bianchina come auto fantozziana per antonomasia.

Squadrata dentro e fuori, oggettivamente brutta, alla fine altro non era che la versione con la coda della Uno, lei sì più che dignitosa, e presentata a Cape Canaveral (per tenere il passo di Top Gun). Ma che con quella coda appesa così alla meno peggio assumeva un’aria così utilitaria, così impiegatizia da porsi seduta stante come l’anti-auto da giovane per eccellenza. Messa insieme con il davanti della Uno, il didietro della Ritmo e motori brasiliani, era un’auto per chi aveva i capelli solo laterali, o anticipatamente grigi, o qualche altra dose di mestizia nella vita.
Altro che Milano da bere.

Eppure alla Fiat non lo capirono. La presentarono con proclami roboanti (“Ne venderemo centomila all’anno”), ma la musica fu chiara da subito. Il primo anno (1987) se ne vendettero la metà del preventivato. il secondo la metà della metà. Il terzo la metà della metà della metà. Il quarto la metà della metà della metà della metà e a quel punto – eravamo appena nel 1991 – venne tolta dai listini: il che la rende un auto 80enne, pur essendo arrivata ben dopo la metà del decennio.

Se gli esterni erano mesti, gli interni avevano una qualità da barzelletta: nel corso della prova su strada pubblicata a marzo 1987, Quattroruote annota la scomparsa del pulsante di un alzacristalli elettrico, letteralmente inghiottito dal pannello porta.

Ma come tutte le Fiat, la Duna aveva una meccanica sostanzialmente sana, molto robusta, che fa sì che ce ne siano ancora in giro diverse, in qualche caso assurte a status symbol come le Citroen 2CV o le Mini prima serie. Certo, uno status molto diverso. Che richiede una indispensabile dose di autoironia.

A partire dal nome. La Duna ebbe in sorte un nome che forse voleva ricordare la Uno, o forse il mito dell’Africa di quegli anni; ma che per effetto della sua immagine divenne più potente dell’una e dell’altro.

Oggi se dici Duna la gente sobbalza, poi tocca ferro. E noi possiamo ricordarci con orgoglio tutto italiano degli anni in cui, dalla città con più artisti della carrozzeria al mondo, la Fiat poteva permettersi di tirar fuori dal cilindro un’auto così.

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