Home Giocatore 1 Episodio 3: I videogiochi degli anni ’80 hanno generato uomini migliori

Episodio 3: I videogiochi degli anni ’80 hanno generato uomini migliori

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E così, finalmente, sconfissi il mostro e recuperai anche le cassette (pirata) con cui giocare.
I giochi, inutile rimarcarlo, erano molto molto diversi da quelli di oggi. Non mi soffermerò solo sui limiti tecnologici noti a tutti, bensì sugli effetti che quei limiti hanno avuto su di me e, immagino, sui ragazzini della mia età.

1. Il gioco dovevi CARICARLO!

Nei tardi ’80, con il Nintendo 8 Bit, c’erano già i giochi a ‘scheda’ dal caricamento immediato. Il mio Phonola era diverso. Il gioco andava ‘caricato’ con il registratore.
E, ahimè, non sempre funzionava. Degli oltre cento gioco che avevo, ad almeno 30 non ho MAI potuto giocare. Quante volte ho provato invano a caricare BASEBALL, senza successo! E senza internet, senza manuale, senza niente di niente, ho passato anni ad immaginare come potesse essere… Solo in questi giorni, mentre scrivevo questo pezzo, ho fatto un giro su YouTube e quasi per caso l’ho visto!
Un video di BASEBALL per MSX! Che cacata pazzesca agli occhi di oggi:

Ma l’incertezza del caricamento e le lunghe attese rendevano i giochi più appetitosi. Ora vedo bambini accendere console, giocare ad un gioco per trenta secondi e scartarlo subito. A me non poteva accadere…per compensare la fatica e l’attesa mi sentivo in dovere di capire a fondo come funzionassero, e sotto sotto, di amarli tutti.

2. Avevi 3 vite, non potevi salvare e neanche mettere in pausa!
Non importava quanto fossi ‘piccolo’, tu avevi 3 vite e te le dovevi gestire, altrimenti iniziavi tutto da capo. Eri obbligato a giocare con concentrazione… I giochi erano anche più difficili di quelli di oggi. La motivazione era semplice: non si potevano salvare le partite, perché quei cosi non avevano memoria di massa e non esistevano le Memory Card! Tu accendevi, iniziavi e finivi.
Chi progettava i giochi doveva tener conto di questo… C’erano meno quadri e livelli, e gli ultimi erano molto più complicati.
Ricordo ad esempio KARATE e il suo implacabile Floor 4. C’erano degli uccelli svolazzanti che non riuscivo né ad evitare né ad uccidere. Ci avrò provato un miliardo di volte, ma niente. Ma la vera differenza rispetto ai giochi di oggi era che per avere un’altra possibilità dovevi ripartire dal livello 1 e gestire le tue 3 vite. E non potevi neppure mettere in pausa. La ‘partita’ era un’esperienza totalizzante che non poteva essere interrotta per nessun motivo. Questo sì che era un aspetto educativo, seppur odioso!
Comunque l’autore di questo video ce l’ha fatta, ed ora è il mio idolo. E faccio notare che per ‘FINIRE IL GIOCO’ erano sufficienti 7 minuti e spiccioli.

3. La musica di sottofondo era insopportabile
Elettronica, pungente, perforante.
Alcuni giochi come IL CIRCO avevano melodie gitane quasi piacevoli; il sorprendente gioco dei GHOSTBUSTER vantava la sigla originale del film; COPTER, l’elicottero che doveva salvare vite umane, aveva una musica struggente.

Ma anche queste erano in MIDI, e dopo un po’ ti si incastravano nel cervello come un mal di denti. E se le musiche erano difficili da sopportare, vi lascio immaginare il fischio dell’arbitro del gioco CALCIO: da far tremare i cristalli.
Ma sorprendentemente, nel riguardare i video su YouTube a distanza di circa 30 anni, mi sono ritrovato a fischiettare e canticchiare tutte quelle musichette, che erano solo nascoste e un po’ impolverate tra i miei ricordi più belli.

4. Le istruzioni non servivano a niente!
Ok, i miei giochi erano pirata e non avevo le istruzioni. Ma non è che servissero granché. Più o meno per tutti i giochi i tasti erano gli stessi: Direzionali SU-GIU-DESTRA-SINISTRA e la BARRA SPAZIATRICE.
Chi di voi (immagino la maggior parte) ha giocato a FIFA o PES con la Playstation, sa bene quanto sia complicato districarsi con i tasti. Il controller, oltre ai direzionali, ha 8 tasti, 2 leve analogiche e un numero quasi infinito di combinazioni.
Nel mio CALCIO se volevi passare la palla schiacciavi spazio. Se volevi calciare in porta tenevi schiacciato lo spazio più a lungo. Tutto qui! Tra l’altro un giorno scoprii che calciando da lontano (palla lunga e pedalare all’inglese) potevi fregare il sistema, perché non ti fischiavano mai il fuorigioco!

Qualcuno ha detto fuorigioco? Ebbene sì, nel mio calcio non esistevano falli, cartellini, sostituzioni. Ma neppure i tornei! Tu potevi giocare una sola partita, Livello 1-2-3-4 o 5. Tutti i giocatori erano identici (ma con i colori scambiati), con dei baffoni che neanche Dario Hubner, correvano ad una sola velocità e non potevano essere sostituiti, anche perché, non stancandosi mai, la cosa non aveva gran senso.
Però c’era il fuorigioco. Che si poteva eludere col tiro invece che col passaggio.

Tiè, giapponesi!

I giochi degli anni ’80, in estrema sincerità, erano bellissimi perché non c’era niente di migliore.
Non oso negarlo, appena arrivò il Nintendo 8bit il mio Phonola finì in una scatola; e lo stesso accadde al Nintendo 8bit quando comprai la Playstation 1.
Ma quel che di educativo che quei giochi possedevano è andato perduto con il passare del tempo. Ti iniziavano alla tecnologia che avanzava, ti insegnavano ad apprezzare le cose semplici, ti obbligavano ad essere paziente e a faticare per ottenere qualcosa, contrastando il delirio di onnipotenza che ogni bambino ha dentro di sé quando inizia ad affrontare il mondo.
La prima cosa che ricordo di aver gestito nella mia vita non è stata la paghetta settimanale, la mia cartella di scuola o lo studio. Per quelle cose, soprattutto all’inizio, c’era qualcuno che pensava al posto mio, fosse il papà, la mamma o la maestra. Ma quelle maledette 3 vite durante una partita dovevo gestirmele da solo!
Nella vita, se fai un errore, devi cominciare tutto da capo. Non si può tornare, ahimè, a un istante prima dell’errore.

In un età in cui i genitori, colmi d’amore, non osano confessartelo, io lo imparai grazie a Karate per MSX.

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