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Garbo – Radioclima

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Radioclima
Hallo Sentimental dancers, faccciamo un gioco: se io vi dico “A Berlino”, voi cosa rispondete? I new wavers tra di voi a questo punto avranno già completato la frase, intonando tutti insieme “che giorno è?”.

Eh sì, stiamo parlando di lui, del nostro “Duca Beige” (Bowie era il Duca Bianco d’Albione), come lo ribattezzò la gloriosa “Ciao 2001”. L’enfant prodige che esordì aprendo i live di Franco Battiato. E questo, pensate, era solo l’inizio.

1981. La penisola si è da poco lasciata alle spalle il progressive rock per diventare sempre più musicalmente sintetica, e Garbo, nome d’arte di Renato Abate, guida la new wave revolution tricolore. Giovane, elegante, algido e romantico, la sua “A Berlino…va bene”, diventa per molti un inno generazionale. La musica italiana guarda le vetrine dei negozi di dischi d’Europa, e ci si vede riflessa.

Videoclip “A Berlino…va bene”

L’interesse suscitato dal primo, omonimo album, consente alla Emi di continuare ad investire sul talento del giovane comasco (allora, incredibile, le label ragionavano così).

Esce Scortati, un secondo album ancora più personale, che riesce ad essere pop con un singolo vampirescamente pallido e squisito come Vorrei regnare. Ma il successo popolare, quello vero, arriva nel 1984.

Sul palco dell’Ariston, un uomo canta l’inverno che va armato di radio vintage pesante. Sembra pronto a lanciarla sulle prime file. Presenta Pippo Baudo, e Radioclima, così s’intitola la song, entra nel cuore per non uscirne più.

Quella enorme radio illuminata – che lo rende po’ Polifemo, un po’ Prometeo – libera nos dallo stereotipo della canzonetta tutta Totip, felici e vincenti. Garbo ci confonde il giorno e la sera. E la canzone arriva tra le ultime, quando arrivare ultimi a Sanremo era un punto d’onore.

Videoclip “Radioclima”:

Ma, come a volte capita con la fiorita dea della giustizia Sanremese, Radioclima (testo e musica di Garbo) vince il premio della critica.
A febbraio, sempre per Emi, il 45 giri esce nei negozi di dischi: è prodotto da Roberto Colombo ed è accompagnato da una bellissima foto in copertina di Guido Harari. Il lato B è Quanti anni hai, che negli anni diverrà un altro cavallo di battaglia del nostro eroe. E a proposito di lati B, e destini incrociati, lascio per il finale una chicca.

La successiva antologia Fotografie comprende il singolo sanremese più i maggiori successi di Garbo, alcuni proposti con arrangiamenti nuovi. La stella del duca beige brilla luminosa per tutto il decennio degli ’80, risplende indipendente nei ‘90 e si lancia verso il 2000 con la forza di una supernova. Un movimento letterario, quello del Nevromanticismo, si riconosce intorno alla produzione musicale di Garbo. Scrittori come Ammaniti, Labranca, Santacroce, Nove raccontano di come e quanto Garbo abbia innaffiato con la sua musica la loro creatività. Non tutti possono dire di esser stati inspirational per una nidiata di autori.

E non tutti possono vantare un tributo eccellente come ConGarbo, in cui la nuova generazione (dai Baustelle ai Delta V) rilegge alcune delle song più belle del nostro alfiere della new wave.

Ed ecco la chicca promessa: di Radioclima esiste una versione juke boxe che sul lato A ha Franco Battiato con La stagione dell’amore.

Come direbbe Gurdjieff, uno dei più influenti maestri del maestro siciliano, “Tutto dipende da tutto, tutte le cose sono collegate, non vi è niente di separato”. Verissimo.

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