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Gli anni 80 intervistano Gazebo

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Gazebo

Paul Mazzolini, in arte Gazebo è considerato da molti il padre fondatore del genere musicale “italo disco” grazie al brano di successo “Masterpiece“.
Con grande piacere lo abbiamo intervistato per approfondire e conoscere qualcosa in più riguardo il suo percorso musicale di ieri e oggi.

Ciao Paul! Sei nato in Libano, figlio di un friulano e madre americana: quanto ha influito artisticamente questo mashup di culture?

Vitale direi… girare il mondo mi ha portato a frequentare scuole di paesi diversi, conoscere persone di estrazione sociale, culturale ed etnica spesso agli antipodi. Tutto questo sta nei miei testi e dunque nell’essenza di ciò che sono artisticamente.

Facciamo finta di salire sulla macchina del tempo e riportarti negli anni 80, cosa faresti come prima cosa? Cambieresti qualcosa del tuo percorso artistico o delle scelte prese in periodo?

Col senno del poi tutto è da rivedere, d’altronde lo spirito del ventenne immerso in quell’epoca così entusiasmante sul profilo musicale non è sostituibile, ed è fondamentale per ciò che è successo. Certo se avessi avuto al mio fianco una figura saggia, amica ma anche in qualche modo autoritaria, ovviamente nel mio interesse, avrei sicuramente beneficiato di un po’ di esperienza nel gestire il successo.

Secondo te come è nato il “momento magico” che ha permesso alla Italo Disco di esplodere negli anni’80? C’è stata in quel periodo una straordinaria coincidenza di discografici, produttori, cantanti, anche stranieri.
Solo un caso?

I “discografici” tradizionali si sono svegliati in ritardo … la cosiddetta Italo Disco è stata subito capita e sfruttata dai grossisti e dalle etichette indipendenti, capaci di percepire l’interesse del pubblico in tempi rapidi… La Italo, che è nata (mi sento di dirlo perché fino a quel momento non c’era niente di simile) con “Masterpiece”, si è caratterizzata per queste sonorità elettroniche, che non necessitavano di grandi studi di registrazione, e dava la possibilità a appunto a indipendenti, grossisti e DJ di poter affrontare i costi di produzione e di conseguenza sperimentare… Una volta percepito il potenziale del filone, le major ci si sono buttate, ma con risultati alterni in quanto incapaci di essere aggiornate visti i loro tempi biblici per impostare distribuzione e promozione. Gli stranieri hanno invece capito che era nato un “genere” e sono venuti a “prendere” “ispirazione”! Ahahaha.

Cosa è invece mancato alla Italo Disco per mantenere il successo negli anni ’90?

Negli anni 90 il mercato è totalmente cambiato, tutto il mondo degli 80 sia nel pop/dance che nel rock è stato, tranne per rarissime eccezioni, messo da parte. In discoteca dominava la house e la prima techno, mentre nel rock riapparvero i gruppi che si ispiravano più o meno velatamente alle sonorità di fine 70. In Italia i produttori della dance si buttarono a capofitto su queste sonorità un po’ house, ottenendo anche grossi risultati a livello di vendite. La Italo disco era troppo legata alle sonorità degli anni 80, e fatta ancora da musicisti: la dance degli anni 90 segna invece l’inizio della produzione da parte di DJ, che hanno una impostazione e un background molto diversi.

A differenza di altri artisti del decennio 80 tu hai creato un vero stile: la tua non era solo musica da ballo e il tuo marchio di fabbrica è un po’ il giro di pianoforte che caratterizza moti dei tuoi più grandi successi. Da dove arriva l’idea?

Beh sì… il piano di “I Like Chopin” ha in qualche modo imposto un sound! Quello è lo strumento sul quale sono nate molte delle canzoni del mio primo periodo, le persone si sentono “tranquille” quando lo sentono e io faccio di tutto per farle sentire tranquille! Ahahah Scherzi a parte, non ho mai ragionato in termini di “ballabilità”, ho sempre ragionato anche con i miei vari collaboratori in termini di belle canzoni. Nei primi 80 la new wave (che poi era quello che volevo fare) si passava in discoteca tranquillamente…

Un tuo collega discografico ha definito “musica di plastica” le produzioni di quel periodo, dove generalmente tutto era finto, forzato e amplificato, tu cosa pensi a riguardo?

Innanzitutto i discografici italiani che si possono definire tali sono tre. Due sono morti e uno è in pensione e non parla ai media… Poi bisogna sapere distinguere: non tutto era finto, forzato e amplificato. La musica di plastica è sempre esistita, oggi poi non ne parliamo: è vapore nelle nuvole!

I dischi non si vendono più, oggi il disco d’oro è dato a 25.000 copie e i giovani cercano di farsi notare tramite talent e youtube. Cosa pensi di questa situazione, del digitale e in generale della musica liquida?

Appunto: nuvole… la musica liquida è liquida! Non invidio i ragazzi di oggi quando fra 1, 10 o 30 anni vorranno risentire un brano e non potranno farlo perché si saranno dimenticati di ricaricare il credito sul cellulare! Io rispolvero il mio “Selling England By The Pound” dei Genesis, me lo metto sul piatto (ma anche sul lettore CD) e me lo godo.

Ma quale sarà il futuro della musica secondo te? 

La musica si evolverà con i gusti dei ragazzi delle prossime generazioni: è sempre stato così e non vedo perché debba cambiare. Si è in qualche modo ritrovato il gusto di andare ai concerti, e questo è un bel passaggio; la discografia sarà gestita per i cataloghi del passato da una major e per tutto ciò che è presente e futuro dai singoli produttori e/o artisti come me… Il digitale non è stato solo male: ha portato la possibilità anche ai piccoli e indipendenti di poter controllare e gestire le proprie produzioni. I social avranno sempre più impatto e cosi via, vediamo che succede dopo!

Quale è stata secondo te l’eredità di Gazebo? C’è qualche artista che negli anni ti è sembrato più sensibile alla tua influenza?

Mi piace l’idea che oggi si guardi alle produzioni italiane in inglese con rispetto ed interesse. A fine anni 70 – inizio 80 non era così! Dall’Italia uscivano solo produzioni che clonavano artisti e progetti anglosassoni già esistenti, e persino gli addetti ai lavori italiani erano scettici sul fatto di poter cambiare le cose dall’alto del loro immenso provincialismo. La Italo Disco ha rotto questo iter: la Italo Disco è oggi a tutti gli effetti un “genere”, come dicono: a certi piace e ad altri no, come in tutte le cose. Ci sta. Ma intanto esiste!

Parlaci ora del tuo percorso negli ultimi anni, del tuo nuovo disco e dei tuoi progetti per il futuro.

Dopo il militare 85/86 mi sono ritrovato… in una selva oscura ahahah! La mia etichetta non era interessata ad artisti, ma solo a prodotti: cosi me ne andai, pagando anche una bella penale. Il mio collaboratore principale era impegnato in tanti altri progetti e dopo il parziale flop di “Telephone Mama” e il totale flop di “Univision” pensai che non aveva senso che stessi li ad aspettare .. così mi comprai una casa grande, ci feci il mio studio di registrazione e decisi di andare avanti da solo, consapevole delle immense difficoltà che avrei affrontato non avendo né l’esperienza né le capacità per produrre ed arrangiare da solo un disco. D’altronde dovevo reagire! Cosi nacque “Rainbow Tales” nel 1988, con l’aiuto del mio amico dei tempi della new wave a Londra, Denis Haines, che nel frattempo era diventato tastierista di Gary Newman. Mi sembrava di rinascere con tanta energia positiva! Poi nel 1989 feci “Sweet Life” dove ricantai un brano di cui scrissi il testo e al quale ero molto affezionato, “Dolce Vita”. Seguì nel 1991 “Scenes From The News Broadcast” dove oltre a produrre diventai anche discografico ed editore. Negli anni 90 vista appunto l’aria che tirava mi misi in pausa in qualche modo (tranne che per un paio di raccolte, “Portrait” e “Viewpoint”) e mi concentrai sulla produzione.
Con l’arrivo del nuovo millennio e un certo interesse verso la musica degli anni 80 sono tornato a fare serate, e così nel 2007 uscì “Tears For Galileo” che nella versione dance raggiunse la posizione N1 nella Eurodance charts, dandomi l’energia e l’entusiasmo per tornare con un album: “The Syndrone”. Ne seguì un tour che ho registrato e pubblicato nel 2013, “I Like Live”.
Arriviamo al 2015, con “Reset” anticipato dal singolo “Queen of Burlesque”. Il disco vuole essere un piccolo tuffo nelle sensazioni di quegli anni magici in cui tutto cominciò per me: tutti i singoli sono anche nel formato video sul mio canale Youtube .. “Blindness”, “The Secret” e la intimistica “Wet Wings” scritta con il mio amico Mario Manzani (ex ORO ed autore delle famosissima “Vivo Per Lei”). Il futuro è sicuramente una proposta live del disco.

Come possiamo acquistare il tuo nuovo disco?
ll disco è su tutte le piattaforme digitali (iTunes ecc)… ma chi volesse la qualità del suono del formato CD lo si può ordinare direttamente dal produttore 😉 http://www.gazebo.info/Reset.html
Ciao a tutti !

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