La serie narra in chiave ironica la vita di tutti i giorni di un gruppo di prigionieri di guerra in un campo di prigionieri di guerra tedesco, lo Stalag 13, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Sulla carta lo Stalag 13 è il campo più duro della Germania, dal quale nessuno è mai riuscito a scappare. Ed effettivamente la reputazione è fondata, ma lo è per merito dei prigionieri e non del personale del campo.
Questo, infatti, a partire dal colonnello Wilhelm Klink che comanda il campo, sono inetti e bonaccioni, mentre i prigionieri sotto la guida del colonnello Robert Hogan riescono a fare praticamente ciò che vogliono, rendendo il campo un fondamentale centro alleato di spionaggio e sabotaggio sotto l’apparente irreprensibilità, con l’asta della bandiera nazista del campo che ospita l’antenna ricetrasmittente dei prigionieri.
Se la maggior parte delle serie di cui parliamo sono nate negli Anni 70, qui siamo in pieni Anni 60, ben prima anche di M.A.S.H. che parla della guerra di Corea (o del Vietnam, a seconda di come la si vuole vedere). Gli eroi di Hogan parla invece di un campo di prigionia della Seconda Guerra Mondiale. E grazie al fatto che quella guerra è definitivamente lontana e superata, può farlo con una libertà che agli eventi più vicini a noi non è concessa.
Gli eroi di Hogan è infatti decisamente più umoristica rispetto a M*A*S*H: i personaggi sono più stereotipati – i tedeschi tutti sempliciotti e incompetenti, i prigionieri tutti scaltri e onesti – le situazioni più semplici, l’umorismo più boccaccesco. Sono diciamo a metà strada tra M*A*S*H e il Benny Hill Show, una specie di Sturmtruppen televisivo perfetto per un pubblico molto giovane, adolescente o anche meno, che trova irresistibile vedere il colonnello Hogan, col suo costante sorriso sardonico, che dà consigli sulle donne al capo del campo, il colonnello tedesco Klink.
Gli episodi, 168 in sei stagioni, sono tutti autoconclusivi e non ci sono trame di lungo periodo, nonostante alcuni riferimenti temporali ad episodi realmente successi come la battaglia di Stalingrado, il fallito attentato a Hitler del 1944, l’inizio delle missioni giapponesi kamikaze.
Ma la serie non ha a cuore tanto il rigore storico quanto la capacità di far sorridere se non francamente ridere. Basta vedere come la sigla trasforma una marcetta militare in un riff da vaudeville, come vengono trattati Hitler e Himmler o la minaccia della violenza, che non riesce mai ad essere veramente minacciosa.
Grazie a questo carattere giocoso e alla mitologia dei prigionieri scaltri e ribelli, Gli eroi di Hogan riesce ad avere un forte ascendente anche da noi, in particolare tra i giovani che scoprono il modo di essere ribelli fingendo di non esserlo: una lezione fondamentale.
La serie sarà infatti una delle colonne portanti di Canale 5 e Italia 1, che la trasmetteranno tra il 1981 e il 1987.