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I 30 anni di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”

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Roger Rabbit
Ci sono situazioni in cui ti rendi conto, di colpo, di quanti anni siano passati da un certo avvenimento, che sia positivo o negativo. E quando accade rimani sempre frastornato da come possa passare veloce il tempo.

Lo scorso weekend ho avuto questa sensazione quando ho realizzato, dopo averlo visionato domenica pomeriggio per l’ennesima volta, che sono trascorsi 30 anni dall’uscita cinematografica di quel capolavoro che risponde al nome di Chi ha incastrato Roger Rabbit.

Era infatti il 2 dicembre del 1988 quando il coniglio Roger e la sua formosa e sensualissima moglie Jessica si affacciavano sugli schermi italiani, per diventare in brevissimo tempo il film più visto di quelle feste natalizie e poi dell’intera annata cinematografica (che pure contava titoli importanti come “Willow”, “Il Piccolo Diavolo”, “Rain Man”, “Il principe cerca moglie” e moltissimi altri).

Vivendo in un paesino fuori Torino, non sempre potevo raggiungere la città per potermi godere i film in priva visione, e l’attesa al cinema parrocchiale per la seconda (a volte terza) visione diventava spasmodica, soprattutto riguardo i film molto pubblicizzati e di punta.

Ecco perché l’arrivo in casa della videocassetta pirata del film di Robert Zemeckis fu da me accolto come una festa.

Se oggi per “pirateria” si intende perlopiù lo streaming, negli anni 80 ci si riferiva alle vhs vendute, molte volte, nei mercatini vicino casa. I titoli più importanti nei cinema erano, ovviamente, tutti presenti con le loro belle locandine fotocopiate.

La qualità era davvero pessima, con audio e ripresa da vhs direttamente da dentro la sala cinematografica e tutte le sorprese del caso (risate degli spettatori, colpi di tosse eccetera); ma non nego che avessero un certo fascino.

Io quella vhs la divorai: non c’era battuta scena fotogramma che non imparai a memoria. Dopo le feste, ovviamente, si organizzò la domenica pomeriggio con gli amici di sempre per andarlo a vedere anche al cinema di paese: finalmente. Anche se lo avevamo già visto alla nausea…

Pur non essendo il primo film a tecnica mista, Chi ha incastrato Roger Rabbit fece scalpore: l’interazione tra attori e cartoni animati non era mai stata così reale, tangibile, naturale. I personaggi animati sembravano vivi, in perfetta simbiosi con gli attori in carne e ossa.

La storia poi era assolutamente incredibile: un giallo in piena regola con elementi thriller e piccolissime venature quasi horror (la terribile tortura della scarpa disegnata ad opera del cattivissimo giudice Morton), senza i tratti infantili che ci si sarebbe aspettati in un film Disney. Forse proprio perché non era un film totalmente Disney, anzi.

In più sullo schermo vedevamo per la prima volta (e purtroppo anche ultima) Paperino e Duffy Duck interagire assieme (nella famosa scena della esibizione al pianoforte), così come Topolino e Bugs Bunny. E decine di altri personaggi fra film disneyani e produzioni Warner Bros.

Ma soprattutto lei, Jessica Rabbit.

Di certo ricorderete l’impatto di un personaggio di questo tipo in noi ragazzi in piena tempesta ormonale (io avrei compiuto 15 anni pochissimo tempo dopo) perché, pur sapendo essere una “figurina” (citando il film), era una sventolona come poche viste al cinema fino a quel momento. E la sua battuta “io non sono cattiva, è che mi disegnano così” resta senz’altro essere una delle frasi più famose, e citate, della storia del cinema.

Ma anche i doppi sensi di Baby Hermann, le faine e la loro goffaggine, Eddie Valliant e la sua nostalgica tristezza, i gadget fantasiosi della ACME, le decine di citazioni anche nascoste, la salamoia, la musica jazz senza dimenticare logicamente Roger Rabbit e il suo grande amore per la bella moglie.

E dei minuti iniziali vogliamo parlarne?

Un autentico cortometraggio animato, come si usava in passato proiettare prima dei film, che si scopre essere un set cinematografico da cui prende avvio l’intera storia. Un inizio travolgente, ritmato, che valeva da solo il prezzo del biglietto (o della vhs pirata).

E come si iniziò a fare negli anni 80, venimmo inondanti da tantissimi gadget come giocattoli, quaderni, magliette e le immancabili figurine.

Oggi lo chiamiamo Merchandising, per noi erano solo cose strafighissime!
Caso più unico che raro, nonostante l’enorme successo in tutto il mondo il film non ebbe mai un sequel (anche se pare ci stessero effettivamente lavorando, qualche anno fa). Ma esistono tre cortometraggi animati con protagonisti Roger, Jessica e Baby Hermann che vennero proiettati (a tradimento!) prima di alcuni film qualche tempo dopo.

Visto oggi questo film (prodotto dal mago Steven Spielberg) non ha perso il suo smalto, non è assolutamente invecchiato (come successo ad alcuni film dello stesso tipo anche più recenti) ed è ancora meraviglioso come allora.

Soprattutto con i bambini di oggi, così poco abituati al disegno animato a mano di una volta. Chissà se in cantina a casa dei miei genitori ci sarà ancora quella videocassetta pirata…

1 commento

  1. Come non amare questo capolavoro? Io nel dicembre 1988 avevo meno di un anno! Ricordo la prima volta che lo guardai: avevo circa 5 anni e andai in una videoteca della mia città, Palermo, con mio padre e lì fui attratto da una copertina messa in esposizione! Chiesi a mio padre di noleggiare la cassetta ed arrivati a casa, dopo cena, mettemmo questo film! Aaaaaaaaah, che ricordi, quel film mi rapì come nessun altro fino a quel momento! Anche io consumai la videocassetta e mi ero talmente fissato con questo film che l’amico di mio padre, il videotecario, me la regalò poichè la doveva togliere dalla lista dei noleggi (l’ha lasciata lì per anni e anni)! Non so neanche che fine abbia fatto quel VHS, probabilmente mia madre se ne sbarazzò quando arrivarono i dvd, ma i ricordi legati a questo film sono tanti e sono belli! Il giudice mi spaventava parecchio all’epoca, lo ammetto! XD Adorerò sempre questo film e quando un giorno, avrò dei figli (spero), cercherò di trasmettere loro quello che è stato per me un grandissimo successo e grandissimo classico!

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