Non lo sapevo ancora, ma Kojak era il mio idolo. Quando la serie debuttò in America nel 1973 io ero appena nato, ma Kojak era già calvo e rasato a zero.
Ancora per tutti gli Anni 80 la calvizie era un problema con soluzioni agghiaccianti, tipo il riporto e il parrucchino, mentre quella più semplice, il colpo di lametta, non era praticata da nessuno. Nessuno tranne Telly Savalas, il tenente Kojak, e Yul Brynner, che però era troppo indietro nel tempo.
Kojak, invece, era contemporaneo. Viveva in un’America contemporanea, essendo americano solo per metà come tutti gli americani; l’altra metà era greca, sia per Savalas che per Kojak – una identificazione che non succedeva invece per l’altro tenente più famoso dell’epoca, Colombo, mezzo italiano nel film ma mezzo ebreo nella vita.
Kojak era l’esatto opposto di Colombo: tanto questo era mite e ragionatore, tanto quello era duro e uomo d’azione. Erano all’opposto anche geograficamente, Colombo nella solare California e Kojak al tredicesimo distretto di Manhattan, in anni in cui New York non era ancora la grande mela ma una città piena di delinquenza e di problemi, dove le auto della polizia partivano sgommando mentre Colombo arrancava sulla sua fantozziana Peugeot cabrio.
La serie prendeva spunto da un fatto reale, il “caso dell’omicidio delle ragazze in carriera” avvenuto nel 1963 e ricostruito in un film TV del 1973 nel quale le false accuse mosse a un uomo di colore dopo aver illegalmente ottenuto una falsa confessione, la corruzione della polizia e la presenza di un tenace e sbrigativo detective (già interpretato da Telly Savalas) a risolvere il caso divennero di fatto l’episodio pilota di Kojak.
Kojak era in realtà il risultato di diverse figure reali: poliziotti, avvocati e giornalisti. Con il suo umorismo da caserma e i suoi modi sprezzanti Kojak era un duro, come dura era stata la vita con lui; e la faccia di Savalas era perfetta, tanto che nella sua carriera cinematografica precedente (ma anche successiva incorruttibile che piace agli americani (“Io sono polacco, c me non mi ci compri” disse Mikey Rourke in una memorabile battuta di “L’anno del dragone”).
Ma Kojak piaceva anche agli italiani, quando arrivò negli Anni 80 sulla rete ammiraglia Rai1 a fare da contrappunto a Colombo su Rai2. Una scelta anche strana, visto che coi suoi modi spesso violenti e al limite del regolamento Kojak esercitava il fascino del duro, ma urtava anche la suscettibilità di parte del pubblico dell’epoca.
Questo è forse all’origine del suo successo enorme – come dimostra la presenza di tanti attori famosi, da Harvey Keitel nella prima puntata a Sylvester Stallone, da Harrison Ford a Leslie Nielsen – ma effimero: a differenza di Colombo scomparve presto dai palinsesti, nonostante le cinque stagioni per oltre 120 episodi.
Successo legato senz’altro al fascino personale di Savalas, perfetto nel ruolo del duro dal cuore tenero che spopolava tra il pubblico femminile: senz’altro una buona notizia per tutti i calvi dell’epoca anche se il look rasato fu normalizzato da attori e cantanti solo molto più tardi, alla fine degli Anni 90. Divenne celebre il contrasto tra il suo carattere rude e l’abitudine di tenere in bocca un lecca-lecca: abitudine che fu introdotta nella serie per ridurre la presenza di sigarette, che già in quel periodo in USA erano sotto i riflettori per i loro effetti nocivi sulla salute.
Come il sigaro di Colombo, il lecca-lecca divenne un simbolo di Kojak, come anche la frase “Who loves ya baby” (“Chi ti vuole bene?”, nel caldo accento del doppiatore Lino Troisi) sarcasticamente sussurrata a delinquenti e prostitute.
I due comunque avevano anche alcuni tratti in comune, come il fatto di farsi assorbire completamente dalle indagini, anche se Kojak si concedeva una certa eleganza, lontana dalla trasandatezza di Colombo. Rimane comunque un volto indimenticabile per chiunque abbia attraversato gli Anni 70 e 80; ma siccome il mondo è piccolo, e Hollywood ancora più piccola, Savalas fu padrino della protagonista di Friends Jennifer Aniston, figlia del suo amico attore greco-americano John Aniston.