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La non premiata ditta Sanford & Son

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Sanford & Son

Lo ammetto: non ho mai visto i Jefferson, e ai Robinson sono arrivato tardissimo, quando avevo ormai la patente. Anche di Arnold ho visto poche puntate, e avrei vissuto una pubertà vergognosamente WASP tra Hazzard, Miami Vice, Tre Cuori in Affitto e Fantasilandia se non fosse stato per Fred e Lamont Sanford.

La serie, girata per intero negli anni Settanta come denuncia l’abbondante presenza di pantaloni a zampa, sbarcò però da noi nel 1984, inizialmente su Italia 1 che però presto la cassò per fare spazio ad altre serie, mentre io continuai a seguirla su Telenova e Odeon TV (che all’epoca avevano l’obiettivo di crescere e diventare qualcosa di più di emittenti regionali, sogno poi mai realizzato non solo per demeriti loro).

La serie mi piaceva perché era l’opposto delle altre, popolate di famiglie di professionisti di successo, con comportamenti improntati alla correttezza e alla benevolenza, sottolineati da un linguaggio ineccepibile.

I Sanford, invece, venivano da strati sociali più bassi: facevano i rigattieri, e si comportavano da tali. Fred era una specie di Joe Cocker pigro e iracondo, Lamont una specie di Lionel Ritchie bonaccione e rassegnato alle intemperanze del padre, e il complimento che i due si scambiavano più spesso era “Demente!” (punto esclamativo compreso). Avendo all’epoca una decina d’anni, ogni volta che sentivo Fred insultare il figlio mi scompisciavo dalle risate, anche senza bisogno di quelle registrate.

Niente di trascendentale, per carità: però i personaggi principali, e anche i comprimari, erano simpatici e ben assortiti, gli autori avevano buone idee e la serie nel complesso funzionava alla grande.
Senza contare che aveva il traino non indifferente della sigla, che da sola valeva l’intero episodio (l’unico altro caso che mi viene in mente è Supercar). L’aveva composta quel geniaccio di Quincy Jones, lo stesso che ha prodotto i migliori album di Michael Jackson, e vi sconsiglio di ascoltarla: non smetterete più di fischiettarla.

Sanford & Son

3 Commenti

  1. “La serie mi piaceva perché era l’opposto delle altre, popolate di famiglie di professionisti di successo, con comportamenti improntati alla correttezza e alla benevolenza, sottolineati da un linguaggio ineccepibile.”

    Esattamente lo stesso motivo per cui anche io la preferivo di gran lunga ad altre, in particolare ai Robinson (o Cosbys che dir si voglia), che già da piccolo consideravo sopravvalutatissima e fastidiosamente buonista.
    I Jefferson forse era già più simile a questa, ma ho sempre trovato Fred Sanford molto più divertente di George Jefferson, e poi l’ambientazione della casa da rigattiere spesso frequentata da personaggi un po’ strambi la preferivo.

  2. questa serie me la ricordo bene. Nell’84 avevo 6 anni quindi non credo di averla vista quell’anno. Sicuramente l’avranno riproposta anche nella seconda metà degli anni 80 su qualche rete “secondaria”.
    Mi ricordo che nei negozi di giocattoli cercavo sempre tra le macchinine il “furgone rosso” di Sanford and Son. Carina e simpatica da vedere. I robinson mai guardati a me stavano antipatici. I Jefferson qualche volta, ma da bambino non riesci bene a cogliere l’ironia e il sarcasmo di George Jefferson, e alla fine la serie era incentrata al 100 % su quello. Sanford and son era piacevole.

  3. Piccola correzione riguardo la mia serie preferita di sempre, a parti merito con “All in the family”: era Fred ad apostrofare Lamont con l’epiteto “Demente!”. Per contro, il figlio gli dava del “Vecchio pazzo!”

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