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Pier Vittorio Tondelli

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Pier Vittorio Tondelli

Pier Vittorio Tondelli esordisce nel 1980 con una raccolta di racconti, “Altri libertini”.

Libro che inaugura il decennio in modo innovativo, anche se l’immaginario a cui fa riferimento il debutto tondelliano è ancora quello della decade precedente: la mistica del viaggio, della vita vissuta perennemente in gruppo fra collettivi universitari e lavori alternativi, la ricerca di un’esistenza fuori dai rituali piccolo borghesi.

Ma a fare di questi racconti non una pallida imitazione delle opere di Kerouac e di tutta la Beat Generation bensì un’opera originale e compiuta è il senso di malinconia che accomuna tutte le storie, contraltare del vitalismo sfrenato dei personaggi che costellano le pagine del libro.

Le stesse atmosfere, ma in un contesto radicalmente diverso, si ritrovano nel primo romanzo dell’autore di Correggio: “Pao Pao”, nel quale stavolta i protagonisti devono vedersela con il rito di passaggio obbligatorio per tante generazioni, il servizio militare.

Così le scorribande dei ragazzi in divisa si concludono con la netta sensazione di aver varcato la linea d’ombra che separa la giovinezza dall’età adulta. Lo stesso autore, qualche anno dopo,

si cimenterà con un’opera che, per molti critici rivelava l’imborghesimento di un ex artista scapigliato, ormai alla ricerca del grande successo editoriale: “Rimini”.

Un romanzo che letto oggi appare non certo esente da difetti nell’intrecciarsi di storie che, qua e là, flirtano un po’ troppo con gli stereotipi e il kitsch di molta letteratura d’evasione, ma che rimane un’operazione assolutamente pop, nell’accezione migliore e peggiore del termine. E che lascerà come gli altri un segno nell’immaginario di quella generazione.

Sul finire del decennio, Tondelli ha comunque il coraggio di rimettersi completamente in discussione con un libro che è l’esatto contrario del precedente, “Camere Separate”. Dalle spiagge assolate della più popolare località vacanziera d’Italia si passa alle nebbie di Milano e dell’Europa del nord, in un vagabondaggio esistenziale che l’autore fa compiere al suo alter ego Leo.

Per atmosfere e stile non potremmo essere più lontani dall’opera d’esordio: se là ad essere descritta era una fauna variopinta che si muoveva solo in gruppo, qui ad attraversare le pagine del romanzo è un singolo. Un narratore che traccia un bilancio della propria vita, consapevole del fatto che, solo in un’esperienza solitaria come la scrittura, un uomo come lui può trovare il senso ultimo del proprio stare al mondo.

Eccoci quindi, nel breve volgere di una decade, di fronte a un cambiamento epocale: in quattro libri, pubblicati tra il 1980 e il 1989, ritroviamo l’inabissarsi del culto del collettivo in marcia per la rivoluzione dei costumi e degli stili di vita, a favore di un ripiegamento sulla vita privata – uno degli elementi più distintivi degli anni 80 – che viene spesso bollato come individualismo o “riflusso”.

Ma rileggendo le opere di autori come Tondelli, ci si può accorgere che le facili etichette non rendono giustizia a un periodo della storia recente che andrebbe analizzato liberandosi della zavorra di filtri ideologici e banali schematismi.

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