Gli anni Ottanta videro la compagine calcistica dell’Hellas Verona conquistare nel 1984-’85 il suo primo (e finora unico) “scudetto”, compiendo una delle più straordinarie imprese della storia pallonara.
Tuttavia, è giusto ricordare che quel titolo non fu affatto un caso, in quanto la compagine scaligera giunse a tale incredibile (ma meritatissimo) risultato dopo una progressiva crescita e in seguito sarebbe rimasta al vertice per altre stagioni: il tutto sotto l’abile guida dell’allenatore milanese (della Bovisa) Osvaldo Bagnoli, giunto in riva all’Adige nel 1981.
Si parte con la promozione in massima divisione conquistata nel 1981-’82 vincendo il campionato cadetto, quindi la successiva stagione vede i gialloblù restare in lotta per il primato fino alla fine del girone d’andata, per poi calare alla distanza ma riuscire comunque a conseguire un ottimo quarto posto valevole l’accesso alla Coppa UEFA (prima loro qualificazione a una competizione confederale).
Nella medesima annata la compagine veronese giunge alla finale di Coppa Italia, nella quale è piegata dalla Juventus: vittoriosi per 2-0 all’andata fra le mura amiche del “Marcantonio Bentegodi”, i veneti cedono per 0-3 dopo i tempi supplementari al ritorno in Piemonte, subendo la terza rete a un solo minuto dai tiri di rigore.
Molto bene anche nel 1983-’84: i veronesi conseguono un eccellente sesto posto in Serie A (a tre sole lunghezze dalla “zona UEFA”) e raggiungono un’altra finale di Coppa Italia, che purtroppo li vede nuovamente sconfitti, stavolta per mano della Roma, che dopo l’1-1 conseguito all’andata in Veneto si aggiudica per 1-0 la gara di ritorno nella Capitale.
Della storica stagione 1984-’85 si è già scritto e detto tutto: il collettivo gialloblù esordisce piegando per 3-1 in casa il Napoli di Diego Armando Maradona (alla sua prima stagione in Italia), issandosi subito in vetta alla classifica e non mollandola più, con l’aritmetica certezza del titolo che arriva alla penultima giornata (12 maggio 1985), pareggiando per 1-1 l’incontro esterno con l’Atalanta.
Dopo un’annata 1985-’86 al di sotto delle aspettative (decimo posto, a quattro lunghezze dalla “zona Europa” e cinque sopra la “zona retrocessione”), l’Hellas Verona (chiamato solamente Hellas dai propri tifosi e solamente Verona dal resto d’Italia) giunge quarto nella Serie A 1986-’87, conquistando un’altra qualificazione alla Coppa UEFA.
La stagione 1987-’88 è l’ultima del grande Verona, che si spinge fino ai quarti di finale di Coppa UEFA (venendo eliminato dagli allora tedesco-occidentali del Werder Brema, vittoriosi per 1-0 all’andata in Italia e fermati sull’1-1 al ritorno in Germania Ovest) e in campionato resta nei “piani alti” della classifica fino metà marzo (ventiduesima giornata), per poi incappare in una crisi di risultati che lo porta a chiudere in decima posizione, a sei punti dall’Europa e a +2 sulla “zona retrocessione”.
Nel 1988-’89 si ambisce alla qualificazione europea, ma a parte qualche impresa sporadica (quale il 2-0 inflitto in riva all’Adige alla Juventus alla diciassettesima giornata, grazie a una doppietta dell’ex di turno Marco Pacione) i gialloblù non sono praticamente mai in lizza per l’accesso alle Coppe continentali, classificandosi al decimo posto, cinque punti sotto la “zona UEFA” e due sopra la “zona B”.
I “titoli di coda” giungono nel 1989-’90, quando una rosa rivoluzionata a causa del dissesto finanziario della società inizia malissimo per poi progressivamente riprendersi, senza tuttavia riuscire a evitare la retrocessione in Serie B, che arriva all’ultima giornata a Cesena.
Sempre guidato dal “fedelissimo” Bagnoli (sulla panchina degli scaligeri dal 1981 al 1990), quel grande Hellas Verona riuscì a conseguire lo storico “scudetto” del 1984-’85, una promozione in Serie A (1981-’82, vincendo il campionato cadetto), tre qualificazioni alle Coppe Europee (una in Coppa dei Campioni -nella quale affrontò la Juventus- e due in Coppa UEFA) e due finali di Coppa Italia (1982-’83 e 1983-’84).
Volutamente non nominiamo alcun giocatore, poiché si incorrerebbe nel rischio di dimenticarne qualcuno: li ricordiamo (tutti) come “gli alfieri del grande Hellas Verona degli anni Ottanta”.
In conclusione, lo “scudetto” del 1984-’85 fu la massima impresa del club veronese, ma non consistette affatto in qualcosa di casuale, bensì nel risultato di una progressiva crescita e apice di quasi un decennio di eccellenti risultati.