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Speciale Sentimental dancers Intervista a Ivo Stefano Germano

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Ivo Stefano Germano
Edizione speciale di Sentimental Dancers. Abbiamo già avuto con noi Alessandro Melazzini, autore e regista di Italo Disco. Il suono scintillante degli anni Ottanta.

Oggi incontriamo Ivo Stefano Germano, che del bel documentario è l’anima analitica ma per molti versi anche emozionale e sempre sorprendente.

Professore associato di Sociologia dei Media digitali, editorialista, ma soprattutto uno che negli 80s aveva 14 anni, come ci tiene a sottolineare. Partiamo con la nostra classica overture.

Ti diamo le chiavi della DeLorean per tornare negli anni ‘80, che anno scegli e cosa fai?
“L’anno è il 1981 e, al sabato pomeriggio sono in fila davanti alla discoteca Piranha, a Bologna”.

Qual è stata la scintilla? Perché un sociologo si interessa (o si diverte) a sviluppare un racconto non ovvio sugli 80s più pop?
“Una premessa è d’obbligo: si tratta di atto d’amore. Zero nostalgia. In tempi non sospetti, ho iniziato ad occuparmi di cose inutili, futili, ineluttabili come una bambola – Barbie, il mio primo saggio per Castelvecchi – l’immaginario novecentesco del calcio, le cinghie e i sacchetti che servivano per i libri alle medie e al liceo classico et similia.

E poi?
“Successivamente, mi sono reso conto di quanto fondamentali siano stati i primi cinque anni del decennio, cioè il frangente in cui inizia a imporsi l’Italo Disco e non solo. Nel 1980 avevo 14 anni. Quando in discoteca ci andavi il sabato o la domenica pomeriggio. Spesso e volentieri di nascosto. Io sono stato un quattordicenne del mio tempo, ho seguito in quegli anni un tragitto da cui emergeva e continua a farlo l’idea di immagine, di bellezza. Oro colato”.

Tanti i nomi famosi che tornano alla memoria o presenti in Italo Disco. Il Suono Scintillante degli Anni 80.
“Il mio mentore e promotore Alessandro Melazzini è riuscito a far rivivere l’Italo Disco in maniera adorabile.

Io mi sono impegnato per delineare gli elementi essenziali della dance di quegli anni: produzioni indipendenti, modernissime, kitsch da non rischiare, tuttora, la museificazione da parte del camp, seminagione aurorale in grado di trasportare i corpi danzanti dalla discomusic alla new wawe, al synth pop di New Order, Depeche Mode, Gary Numan.

Avant-pop puro che coincide con gli argonauti dell’immaginario 80s italiano: i Righeira. In particolare, il videoclip di No tengo dinero, il più bello di quegli anni, dove Michael e Johnson facevano politica e cultura senza dirtelo, consentendo di farmi conoscere il futurismo, ben prima di critici d’arte e studiosi profondissimi.

Videoclip Righeira – No tengo dinero. Official Video.

Noi Sentimental Dancers siamo soprattutto interessati ai ricordi autentici legati a una canzone: qual è la tua? “Per la verità sono due e contrassegnano l’alfa e l’omega della romance da sentimental dancer che mi pervade e permane: Diana Est, Tenax: Ruggeri’s touch, la calda impronta del classico che si fondeva nell’ebbrezza moderna, plastica, brillantina e colonne doriche.

E Sanremo 1987, la spallina biricchina di Patsy Kensit che cala, come un sipario, sugli stessi anni Ottanta, nelle lancinanti note, quasi melò, di Will you remember.

Videoclip Diana Est – Tenax (Studio Performance ’82)

Torniamo a parlare di immaginario e immaginari: una succosa anticipazione circa il nuovo libro sugli 80s che stai scrivendo?
Sarà una sorta di atlante, e anche in questo caso gli oggetti saranno al centro della narrazione (dal walkman ai camperos con la gamba abbronzata).

Giuro che non ci sarà un clichés, ma uno sguardo laterale per comprendere l’essenza di un periodo indimenticabile. Al momento, posso dire che una delle voci è “fidanzate immaginarie”, dedicata alle icone degli amorazzi adolescenziali, agli “innamoramenti senza senso, per legge naturale a quell’età”, come mirabilmente cantato dal maestro sufi Franco Battiato in “Mesopotamia”, tramutati in poster, foto nel diario, dediche e dispute infinite.

La nostra chiacchierata si conclude. Dopo i saluti, il nostro eroe si allontana avvolto nel fumo del suo sigaro, in una notte al neon che più 80s di così è difficile immaginare, in questo inizio d’estate 2022 che vorremmo eterna e invincibile.
Proprio come quelle di un tempo.

Photo: Alessandro Melazzini

BIO:

Ivo Stefano Germano (1966),
professore associato di Sociologia dei Media digitali, Università degli Studi del Molise-Campobasso. Editorialista de “Il Corriere di Bologna”, edizione locale de “Il Corriere della Sera.

Si occupa d’immaginario e cultura pop, sport e comunicazione. Per mestiere osservatore dei fenomeni del costume sociale, non ha mai resistito alla tentazione maledetta di occuparsi solo di cose inutili e futili.

Ha scritto Barbie: il fascino irresistibile di una bambola leggendaria (Castelvecchi 2000)

Con Italo Cucci, Tribuna Stampa (Il Minotauro 2003) e con Danilo Masotti, New Gold Dream e altre storie degli anni Ottanta (Pendragon 2013).

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