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Il REGALO DI NATALE DI PUPI AVATI

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L’atmosfera. Quella dannata atmosfera di tensione. Già. Perché guardare un capolavoro del cinema italiano come “Regalo Di Natale”, una delle opere più geniali mai realizzate da Pupi Avati, significa buttarsi a capofitto nei meandri impervi della psiche umana.

Annegando, metaforicamente, in una palude crepuscolare che non ci si aspetterebbe da un cult movie degli Eighties. Provando a sintetizzare ancora di più il concetto, potremmo affermare – molto banalmente – che la commedia diretta in maniera magistrale dal (grandioso) regista bolognese, rappresenta la controparte “dark” del solito, abusatissimo “Una Poltrona Per Due”.

Sia chiaro, per chi scrive, il movie pop di John Landis che vede protagonista, tra gli altri, il grande Eddie Murphy, resta uno dei titoli intoccabili della storia della cinematografia mondiale, nonché una delle pellicole pseudo-natalizie più accattivanti di sempre. “Regalo Di Natale”, però, rappresenta una pietra miliare difficilmente eguagliabile da qualunque altro film di quel periodo.

O, per meglio dire, da quel periodo in poi. Un dream-team di attori al servizio di un regista stratosferico e mai troppo celebrato per quello che è il suo reale valore.

Ciò detto, “Regalo Di Natale” non è solo la storia di una partita di poker organizzata da quattro amici (più un misterioso avvocato) la sera della Vigilia di Natale. Si tratta, infatti, dello scontro frontale fra personalità diversissime tra loro, che si riuniscono intorno allo stesso tavolo in nome del “dio denaro”.

Entrando più nello specifico, Diego Abbatantuono (Franco), Carlo Delle Piane (l’avvocato Santelia), Gianni Cavina (Ugo), George Eastman (Stefano) ed Alessandro Haber (Gabriele), interpretano – splendidamente – dei ruoli che mettono in evidenza tutti i vizi e le virtù dell’italiano medio di metà Anni Ottanta.

È una metafora, “Regalo Di Natale”. Della vita e dei rapporti interpersonali. Attraverso le montagne russe di un gioco crudele come quello del poker, infatti, Pupi Avati si addentra nelle pieghe più sadiche dell’animo umano. I dialoghi, poi, per larghi tratti del film raggiungono quasi il sublime.

Basti pensare alla scena del “regalo” che l’avvocato Antonio Santelia – un gigantesco Carlo Delle Piane – propone all’istintivo Franco (Diego Abbatantuono). C’è della poesia in quegli attimi di silenzio, in quegli istanti in odor di melodramma, in quelle frasi sussurrate con estrema maestria. È davvero un peccato che una pellicola del genere venga ricordata solo sporadicamente.

Certo, nel corso degli anni è stato realizzato pure un (bel) sequel. Ma l’originale resta imbattibile. “Regalo Di Natale” è una di quelle opere che lasciano un segno indelebile negli occhi e nei cuori di chi ha avuto la fortuna di guardarlo. Sarà difficile, in futuro, riunire intorno allo stesso tavolo un cast di simile portata. E non è un caso che ci sia riuscito un mostro sacro come Pupi Avati. Chapeau.

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