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Intervista a Fabio De Luca Oh, oh, oh, oh, oh – I Righeira, la playa e l’estate 1983

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estate 1983
Alé, nuova edizione speciale di Sentimental dancers.

Oggi parliamo di libri, e per la precisione di uno dalla copertina gialla che ci è davvero piaciuto molto.

“Oh, oh, oh, oh, oh – I Righeira, la playa e l’estate 1983è il titolo ed è disponibile in libreria e in formato digitale.

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Ne consigliamo la lettura a tutti coloro che amano lasciarsi sorprendere dal discorso su gli 80s: dentro troverete un ritratto vivido e inedito di Johnson Righeira alias Stefano Righi, padre fondatore dei Righeira insieme a Michael, Stefano Rota. E un percorso a tappe (ricordate quelle del Festivalbar?) che inquadra di volta in volta canzoni, personaggi, eventi chiave.

La creatività degli anni fluorescenti, la gioventù sfacciata come dovrebbe sempre essere, lo slancio futurista che non teme il futuro. Tutto questo ce lo racconta Fabio De Luca – autore, giornalista musicale e profondo conoscitore degli ’80, italici e no – che il libro in giallo lo ha scritto. E noi lo abbiamo incontrato.

La prima domanda è ormai un classico de Gli Anni 80: ti diamo le chiavi della DeLorean per tornare negli anni ‘80, che anno scegli e cosa fai?

A voler essere cinici, sceglierei il 12 dicembre 1980, giorno della quotazione in borsa di Apple, e investirei tutti i miei risparmi di 14enne in azioni… Ma così forse sarebbe troppo facile: in realtà credo che sceglierei proprio il 1983, che oltre a essere l’anno in cui è uscita “Vamos a la playa” è anche l’anno in cui mi sono “svegliato” ai consumi culturali e musicali; e, tutto sommato, non farei nulla di così diverso da quello che poi ho fatto.

Cosa ti ha colpito di più nei Righeira, l’essere un fenomeno musicale o la cartina tornasole degli 80s tricolore?

In realtà nel caso dei Righeira le due cose sono strettamente collegate e vanno di pari passo. “Vamos a la playa” è sicuramente la hit più memorabile del 1983 e una delle più grandi del decennio, ma forse lo è anche perché i Righeira avevano intuito, istintivamente, un modo per rappresentare l’Italia del 1983: la grande euforia che arrivava dopo i terribili anni “di piombo”, il senso di rivincita successivo alla vittoria della nostra Nazionale ai Mondiali di calcio in Spagna nell’estate 1982… E non va neanche dimenticata la grande paura che sotterraneamente covava in quel periodo, quella di un possibile conflitto atomico: pure quella messa in scena – ed esorcizzata – dal testo di “Vamos a la playa”, che racconta appunto il “dopo” l’esplosione di una ipotetica bomba.

In pochi anni, Johnson e Michael Righeira passano dall’anonimato a esser incoronati hitmakers. Com’era fare musica negli scintillanti ’80 italiani, lo scenario in cui si muovevano artisti, band e labels?

Si era in mezzo alla prima grande trasformazione tecnologica, con rivoluzionari strumenti elettronici disponibili per la prima volta a prezzi abbordabili, e dunque c’era un grande senso di “possibilità”, una grande voglia di provarci. L’etica “do it yourself” (fatelo da voi) del punk si era estesa anche al pop e alla disco, e per la prima volta nella storia della discografia capita che delle hit internazionali nascano “dal basso”, da etichette minuscole e artisti fino al giorno prima sconosciuti. Il caso dei Righeira in questo senso era atipico, perché loro erano sì degli electro-punk che arrivavano dall’underground torinese, ma erano prodotti dai fratelli La Bionda, cioè due maghi della disco europea, e dunque avevano accesso ai migliori studi di registrazione e ai migliori arrangiatori. I Righeira hanno letteralmente sintetizzato il meglio di entrambi i mondi: quello sotterraneo e quello delle classifiche.

FABIO DE LUCA E JOHNSON
FABIO DE LUCA E JOHNSON

C’è un aneddoto importante che ti ha colpito, mentre ricostruivi gli eventi musicali e privati della vita di Johnson?

Non è strettamente un aneddoto, ma mi ha fatto molto ridere scoprire che esiste un video di Madonna nel 1983 – quindi proprio agli inizi della sua carriera – che, ospite di una tv via cavo newyorkese, viene “costretta” dal conduttore a presentare il video di “Vamos a la playa”…

Noi Sentimental Dancers siamo soprattutto interessati ai ricordi autentici legati a un brano: attimi di filosofia, tristezza, rimpianto, felicità improvvisa, canzoni luccicanti di gioia e malinconico dolore, a volte insieme. Qual è la tua canzone degli 80s?

Nelle prime pagine del libro racconto proprio di un momento “luccicante di gioia e malinconico dolore” legato a un pezzo del 1983, uscito poche settimane prima di “Vamos a la playa”, cioè “Blue Monday” dei New Order… ma ce ne sarebbero molte di canzoni dei primi ’80 che potrei citare. Ad esempio “West End Girls” dei Pet Shop Boys, ovvero la perfezione fatta canzone: un meccanismo a orologeria tra synth atmosferici, batteria “fredda” tipicamente primi ’80, effetti elettronici cheap e la voce di Neil Tennant al tempo stesso distaccata e partecipe… E poi, il fatto che negli allusivi e ottimisti anni ’80 una canzone si aprisse con il verso: “Talvolta è meglio essere morti / c’è una pistola nella tua mano, ed è puntata alla tua tempia” …

Salutiamo Fabio e lo ringraziamo ancora per questa bio che sembra quasi un docufilm, con un finale (naturalmente non lo riveleremo) che nemmeno Philip K. Dick e Ciro Ippolito insieme avrebbero saputo immaginare meglio. E che merita il prezzo del biglietto.


Fabio De Luca è autore, giornalista e dj. Ha scritto libri, vicediretto giornali (Rolling Stone Italia), condotto programmi alla radio nazionale (Planet Rock, Suoni & Ultrasuoni e Weekendance su Rai Radio). E ha intervistato i Daft Punk con indosso i mascheroni da robot.

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Foto: Fabio Paleari

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