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L’Epifania 80

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Epifania

Natale con i tuoi, dice il proverbio. E il Natale era una festa famigliare, da vivere in compagnia con i propri cari, un momento di aggregazione in cui anche i vicini di casa si univano alla mia famiglia e si festeggiava tutti assieme, scambiandoci i grossi pacchi che per giorni avevano fatto bella figura sotto i nostri rispettivi alberi.

L’Epifania, anzi la Befana, no.

Era una festa tutta personale, intima, mia. E in casa nostra si è tenuta sempre più in considerazione questa festa. Il che significava che i regali più belli, più grossi e più inaspettati, arrivavano il 6 gennaio.

Cominciava tutto così. Mi risvegliavo, come per magia, nel letto dei miei, e ai piedi del letto, si materializzavano enormi pacchi, assieme alla immancabile calza contenente dolciumi, biscotti ma anche piccoli regali come portachiavi, lego, macchinine. E ovviamente il carbone, per ricordare che proprio tanto bravo non ero stato (ma il carbone zuccherato non era proprio un incentivo a comportarsi meglio).

Da un po’ più grande spariva la magia, perché mi accorgevo di quando mia madre mi prendeva in braccio e mi portava nel suo letto, ma non spariva di certo l’ansia per l’attesa dei doni. A volte sentivo mia madre che si muoveva lentamente nella camera, poi il tipico rumore di carta e pacchi che venivano depositati accanto a me sul pavimento, qualche volta sbirciavo con un occhio semi aperto i movimenti lesti della mamma ed attendevo che uscisse, poi mi guardavo intorno, valutavo l’entità dei pacchi regalo ma non li aprivo. Un po’ per sonno, un po’ perché sapevo che lei ci teneva, attendevo ancora qualche momento per svegliarmi del tutto. Il più delle volte capitava che mi riaddormentassi pesantemente, finché il mio risveglio veniva seguito dal tipico “urlo di sorpresa” che richiamava mia madre, la quale si presentava col sorriso sornione; poi assieme aprivamo i regali.

Regali che, come dicevo prima, erano quelli inaspettati, perché non ne vedevo segno alcuno in casa. Chissà dove caspita li ha sempre nascosti mia madre. Ricordo che una volta, la sera prima dell’Epifania, volli cercare negli armadi, sotto il letto, nei cassetti, persino in una vecchia cassapanca dietro l’armadio della camera da letto (dove avevano ricavato uno spazio per me, visto che non avevo la cameretta) ma nulla, non riuscii a trovare niente. Eppure erano sempre pacchi molto grossi, ed erano sempre tanti.

Per la Befana ho ricevuto davvero di tutto: dal calcio balilla a molle alla moto di Big Jim (lui era il più gettonato), dalla Arcadia di Capitan Harlock (che ancora oggi sogno!) ai vari robot a batteria con gli schermi sulla pancia (me ne ricordo almeno tre), e poi libri, quaderni per la scuola, pennarelli, le costruzioni grandi e i chiodini. Insomma era sempre una Epifania come si deve.

Quando raggiunsi l’età delle scuole medie, la Befana divenne più “grande”, seguendo ovviamente tutti i miei gusti. I dischi erano i regali più gettonati. Tutti gli LP e moltissimi singoli di Madonna, “Ummagumma” dei Pink Floyd, la colonna sonora di Ghostbusters, i dischi degli Alan Parsons Project e dei Rondò Veneziano, le cassette di Jean-Michel Jarre, dei Duran Duran e degli Iron Maiden, e poi i cd (nel 1988 dei Pink Floyd mi arrivarono “More”, “The Wall”, “The Final Cut” e l’appena uscito “A Momentary Lapse Of Reason”), le felpe della Best Company e i jeans Levi’s (l’epoca paninara). Persino il cappellino Boy tanto di moda grazie a Jovanotti.

La Befana non ha mai fallito un colpo.

Sì, se devo scegliere una festività che mi ha lasciato tanti bei ricordi, tanti regali e sensazioni incredibili scelgo l’Epifania, più del Natale e del compleanno. Tornassi indietro sicuramente vorrei rivivere una di quelle mattine a far finta di dormire ascoltando mamma appoggiare adagio i pacchi dono, sentire di nuovo la gioia fanciullesca accanto a lei e scartare assieme tutti quei regali.
“e cantando trullallà, la Befana, se ne va…”

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