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“…mamaçita Panama“… Fossati… e dintorni

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Fossati
Per me, da sempre, la musica ed i testi di Ivano Fossati sono stati sinonimo di viaggi, di partenze, di stazioni ferroviarie e di sale di attesa in aeroporti piú o meno esotici.

Di stanze d’albergo e di “lunghe pause al telefono da un altro continente“.

Ma c’è una canzone, datata 1981, e che da il titolo all’album omonimo, che da quando vivo nel continente americano mi entra nella mente, nelle orecchie, nel cuore, come una colonnna sonora che mi accompagna fotogramma per fotogramma nel film del mio viaggio, ogni qualvolta devo organizzare i miei appuntamenti di lavoro a Panama; e questa canzone, ineluttabilmente, ed in modo fin troppo scontato, é “Panama“.

“Di andare ai cocktails con la pistola
Non ne posso più
Piña colada o coca cola
Non ne posso più
Di trafficanti e rifugiati
Ne ho già piena la vita…“

Ok, lo ammetto. I miei viaggi non hanno affatto il sapore dell’avventura. E non mi è mai capitato di presentarmi armato ai miei business meeting. Ma devo ammettere che il Corto Maltese che é in ogniuno di noi, ha un sussulto ogni qualvolta arrivando dall’aeroporto Tocumen International mi dirigo verso il centro, ammiro lo skyline di Panama City.

“Oh maledetta traversata
Non sarà mai finita, ma
Vedete a nove nodi appena
Si è un punto fermo nel mare
Che sa di nafta e lo nasconde
Con l’odore del té e dell’erba da fumare“

Ed effettivamente cosí appare Panama. Dai naviganti che la raggiungono dalle acque dell’atlantico o del pacifico.. o da chi piú umilmente sale su di un taxi dell´aeroporto.

“Oh mamacita Panama dov’è
Ora che stiamo in mare
Sull’orizzonte ottico non c’è
Si dovrà pur vedere“

Panama é una calamita. Panama è la linngua di terra che attraverso il suo canale interoceanico che divide (o unisce) due continenti – l’America del Nord e quella del Sud. A nord di panama ci sono le foreste del centroamerica, e poi piú a nord il Messico che é giá quasi (ma non ancora) America del Nord. Mentre a sud del canale inizia la Colombia. La prima frontiera della tavolozza di colori e di sapori che è l’America del Sud.

“Signori ancora del té
Fra breve il porto di attracco darà segno di sé“

Insomma, anche se sull’orizzonte ottico sembra di non scorgerla, lei, Panama c’è. E prima o poi la dovremo pur vedere..

“Quando a Londra il comando
Di questa galera mi sembrò un affare
Un comandante per quanto giovane
Dovrebbe stare in mare
La compagnia non fece storie
No no no e lo credo bene
Portare esplosivo ai fuoriusciti
Mica a tutti conviene“

Eh si.. le compagnie commerciali di navigazione.. inglesi, olandesi…americane. Ed ora anche quelle cinesi o giapponesi. Furbi ed avventurieri, i marinai da secoli sentono Panama come il posto dove fermarsi a riposare dopo giorni, mesi di oceano. Qualche giorno di attesa prima di attraversare il canale e raggiungere il pacifico arrivando dall’atlantico. O viceversa.

“Della francese che si sente sola
Non ne posso più
Sta a proravia di un cameriere
Che invece guarda giù
Con l’ambasciata portoricana
È al quinto mambo stasera
Chissà le facce sapessero di agitarsi
Su una polveriera“

Qualche giorno tra locali promisqui, dove degustare dell’ottimo rhum. In compagnia di altri viaggiatori ed altre viaggiatrici di altri paesi, di altre culture. Con un accordo tacito: lasciamo che Panama ci accolga, ci derubi, di regali qualche ora di oblio, per poi ripartire. Senza ricordare nulla. Tranne il punto sulla mappa marittima.

Oh mamacita Panama dov’è
Ora che stiamo in mare
Sull’orizzonte ottico non c’è
Si dovrà pur vedere

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