Home Bircide il Paninaro PANINARO, I FUMETTI (Parte 1°)

PANINARO, I FUMETTI (Parte 1°)

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PANINARO
In passato ho già dedicato un format al fumetto “Paninaro”: erano esattamente 48 puntate, un progetto durato circa un anno con uscite settimanali sul canale Bircide oltreché sulla pagina Paninaro di facebook.

Oggi torno a riassumere la storia di questi albi, avendo conosciuto di persona il direttore esecutivo del fumetto Davide Rossi e ricevuto ulteriori informazioni, che mi hanno permesso di poter creare questa mega pillola togatissima che dividerò in 2 parti per non annoiarvi troppo!

Il fumetto Paninaro, prodotto dalla Edifumetto con sede in via Doninzetti a Milano, venne pubblicato per la prima volta nel gennaio 1986 e fu il primissimo albo in assoluto su questo filone, seguito già nel mese di marzo da Cucador, ideato dalla EPIERRE per conto della GARDEN EDITORIALE, e qualche settimana dopo da Wild Boys edito dalla Look Boys sempre con sede in Milano.

Paninaro era un giornalino mensile, e segnò la fine della storia con il 48° albo, l’ultimo della serie pubblicato nel mese di dicembre del 1989 con un’edizione celebrativa: il mondo dei paninari tramontava con il decennio 80. Il fumetto Cucador morì invece senza lasciare il segno, anch’esso era un mensile e non è chiaro con quale numero sia terminata la collana. Lo stesso discorso vale per il fumetto Wild Boys, che aveva una pubblicazione addirittura quattordicinale e terminò con il numero 38, senza saluti, baci e abbracci, a differenza di quanto fece l’albo Paninaro, dove Davide Rossi fu in grado di strapparci pure una lacrimuccia grazie ai saluti finali nella sua rubrica Panino News con il suo “arrivederci” a mai più!

Il formato di Paninaro era un 17 x 13 cm. I numeri dal primo all’11 erano spillati, mentre successivamente furono prodotti con la costa rilegata: lì per lì più prestigiosi, ma a parer mio meno validi in quanto con il passare degli anni le pagine iniziarono a scollarsi… infine l’ultimo numero, ovvero il 48 fu appunto prodotto in formato differente dai precedenti: più grande (23 x 15 cm) e l’unico ad avere una bellissima copertina lucida al cospetto dei precedenti che erano patinati.

Inizialmente Davide Rossi non faceva parte del progetto, in quanto il leggendario Renzo Barbieri, grandissimo editore italiano, pensò di ideare questo albo un po’ per scherzo con la collaborazione di un disegnatore specializzato nei fumetti.

Il primo numero dell’albo in realtà era una sorta di numero unico, un fumetto rappresentativo del mondo Paninaro. Davide Rossi mi ha raccontato che casualmente lo acquistò in edicola, giusto per scherzare con gli amici su questo fenomeno che era in via di espansione oltre il confine del capoluogo lombardo. Lui era grandicello, al primo anno di università; ma frequentando delle ragazze che avevano qualche anno in meno, allineate con il percorso Paninaro, decise di prendere la cosa più seriamente…

Leggendo quel numero Davide Rossi si accorse che vi era qualche errore, qualche svista, in quanto la redazione non conosceva dal di dentro questo mondo, mentre Davide lo stava vivendo in prima persona: quindi fece la cosa più semplice del mondo: prese un gettone, allora costava 200 Lire, e chiamò l’editore, che gli rispose (bei tempi)!

Renzo Barbieri era allora un signore già di una certa età, che aveva fotografato il mondo Paninaro dal di fuori per il suo fumetto, ma non ne conosceva i particolari: in Davide Rossi vide la persona che poteva aiutarlo a migliorare questo progetto ed in breve, nel giro di sei mesi circa, Davide diventò il Direttore esecutivo della redazione!

Nel 1986 Davide Rossi faceva il Disc Jockey in una Radio, così partì proprio con una rubrica musicale, ovvero la Panino Parade, che fu seguita dal Troppo Giusto e Troppo Scarso. A lui venivano sottoposte le sceneggiature del fumetto per eventuali correzioni.
Inizialmente il fumetto primeggiava in questo progetto, era si può dire l’epicentro; ma piano piano con il passare del tempo si aggiunsero le pagine patinate con diverse rubriche e diversi servizi, per cui ad un certo punto la gente acquistava il fumetto non più per le storielle di Lucido, bensì per i reportage che catalizzarono maggiormente l’attenzione dei lettori!

2 Commenti

  1. Sono un ex giovane dei mitici anni 80. Ho quasi tutti i numeri di Paninaro, Preppy, Cucador e Wild Boys usciti in quel periodo. Li custodisco gelosamente. Un saluto

  2. Mi chiedo se questo pezzo sia stato realmente scritto da Bircide. È un dubbio ma è lecito. Perché Ramon è un simpatico signore di mezza età con tanta verve e molti atout, tra questi però non mi pare di rammentare quello di essere anche una “penna” valida. Posso sbagliare. Eppure l’articoletto potrebbe (condizionale!) essere stato emendato. Morfosintassi valida, termini appropriati, addirittura un punto e virgola, praticamente in disuso nello scrivere odierno. Mi sbaglierò. Comunque poco conta. Lunga vita al Gran Gallo che sta immolandosi da anni per il mondo panozzo, passato, presente e futuro! Dedicare l’80% (ipotizzo per difetto) della propria esistenza ad una causa, non è da tutti! Dare il nome Clizia alla figlia per omaggiare la Gurrado, già autrice di Sposerò Simon Le Bon, è indice di “uno che ci crede”! Ora però, per arrivare ad essere Gallo di platino, mancano solo due cose.
    Dare un fratellino a Clizia chiamandolo Gipo, e dotare il suo garage, ricco di ferri 125 meravigliosi, del mezzo galloso per antonomasia: Jeep Renegade CJ7 50 v8. Intendo quella vera d’epoca. Non l’ignobile carcassa mezza Fiat che ne ha usurpato il nome! Verdoja: almeno il Renegallo fattelo! Quod si non tu, quis alius?

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