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Quando negli Ottanta si volava alto con Falco

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Se gli Anni Novanta sono stati quelli del (poetico) “Falco A Metà” di Gianluca Grignani, gli Anni Ottanta sono stati quelli di… Falco e basta.

Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non ha mai canticchiato sulle note di quel refrain sgangherato ed epico che era (ed è) “Rock Me Amadeus”. Si potrebbero scrivere miliardi di aneddoti circa la vita (spericolata) del singer austriaco.

Falco, infatti, è stato un artista a tutto tondo. Uno di quelli dal carisma innato, dirompente – che non è mai sceso a compromessi – neanche con sé stesso. Una vera rockstar, insomma. Quando Johann Hölzel (questo il nome di Falco all’anagrafe) ha conquistato le classifiche di mezza Europa attraverso il proto-rap scanzonato di “Der Kommisser” nel 1982, il mainstream musicale (italiano ed europeo) si dilettava ancora a suon di disco-music e di “musica leggera”.

C’è voluto del tempo, infatti, affinchè le sonorità innovative di Falco invadessero l’Italia ed il resto del mondo. Nel sound accessibile – ma sofisticato – della popstar austriaca, sono riscontrabili tutte quelle influenze che, in un modo o nell’altro, hanno segnato la prima parte di vita del giovane Johann.

David Bowie, per esempio, ha rappresentato (da sempre) una sorta di totem per l’autore di “Jeanny”. Ha vissuto sette vite, Falco. E tutte in maniera dissoluta.

Sino al tragico epilogo della sua prematura scomparsa, avvenuta nel 1998 dopo un fatale incidente stradale. Musicalmente, la sua è stata un’ascesa lenta ma poderosa. Prendete un album come “Falco 3” del 1985.

Nel disco in questione, ogni pezzo da cui è composta la tracklist, rappresenta degnamente quella che era l’unicità e la vision di Falco. Dalla già citata (e numero uno in America) “Rock Me Amadeus” a “Vienna Calling”, da “Munich Girls” a “Jeanny”.

Merito di una sensibilità verso le sette note fuori dal comune e della (patinata) produzione dei fratelli olandesi, Bolland & Bolland. Il successo raggiunto con “Falco 3” proietterà la musica di Falco in cima alle classifiche mondiali e regalerà all’artista viennese una notorietà smisurata.

Allo stesso tempo, purtroppo, rappresenterà anche l’apice artistico di Falco. Da lì in poi, infatti, il buon Johann andrà incontro a tutta una serie di vicissitudini, soprattutto personali, che lo colpiranno nel profondo come un buco nell’anima.

Noi de “Gli Anni Ottanta”, però, vogliamo ricordarlo con quel sorriso da ragazzone un po’ scapestrato e con quell’aria irriverente che sfoggiava durante i video promozionali dei (tanti) singoli estratti da “Falco 3”.

Era arte pura, quella di Falco. Ascoltare le sue canzoni, anche oggi – a distanza di quasi quarant’anni – equivale a farsi un giro nella Vienna notturna di metà Eighties. E chissà se il famoso commissario è ancora alle sue calcagna o si è arreso all’indole da spirito libero di una simpatica canaglia.

Del resto, Falco, come l’”Amadeus” cantato in uno dei suoi brani più celebri, voleva solo volare alto.

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