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Super Vicki – The Small Wonder

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Super Vicki

Negli anni Ottanta l’intelligenza artificiale viene definitivamente sdoganata. Computer e robot entrano via via a far parte di ogni famiglia, un po’ come compagni di gioco e un po’ come aiutanti nello studio e nel lavoro; una grandiosa innovazione, per regalarsi (o, semplicemente, sperimentare) del tempo diverso. Ed ecco che, dopo i muscoli bionici dell’uomo da Sei Milioni di dollari, anche i cervelli elettronici diventano protagonisti delle trame cinematografiche e televisive. Se infatti nelle famiglie “normali” i microchip e l’automazione sono uno strumento per raggiungere obiettivi pratici (cucinare, fare calcoli, lavare i vetri), in quelle “speciali” i robot conquistano un posto da protagonisti, catalizzando affetti ed attenzioni.

È il caso di Vicki, la bambina (vestita, per la verità, come una moderna Cappuccetto Rosso) che fa irruzione nella casa dei Lawson ma soprattutto in quelle di milioni di americani, attraverso la TV. La piccola, infatti, è protagonista della fortunata serie Small Wonder (“la piccola meraviglia”; in Italia semplicemente Super Vicki). La storia su cui si basa il telefilm è semplice: i Lawson assaporano la tranquilla realtà della provincia americana, fino a quando il capofamiglia Ted (una specie di ingegnere informatico dalla spiccata inventiva) decide di progettare e realizzare un robot con il nobile scopo di aiutare i bimbi con problemi. All’automa non solo vengono date le sembianze di una ragazzina di dieci anni, ma anche il nome Vicki (in lingua originale V.I.C.I., Voice Input Child Identicant). E così, di colpo, la famiglia si allarga, essendo travolta da una sorprendente onda di tecnologia e divertimento.

Vicki infatti ha l’aspetto di una bambina, ma si comporta da robot: da questo contrasto nascono le situazioni che rendono la serie intrigante e spassosa. Mentre, dunque, il suo paffuto fratellino Jamie va a dormire infilandosi sotto le coperte (come ogni altro essere umano), lei “si ripone” in piedi nell’armadio ripostiglio (accanto alla scopa elettrica!) e chiude gli occhi, spegnendosi fino al mattino successivo. Ma le stranezze non finiscono qui: Vicki ha la forza di cento culturisti insieme, può sollevare e trasportare oggetti di qualunque peso e misura… fino a quando non le si scaricano le batterie. Allora, la sua voce metallica inizia a rallentarsi e così pure i movimenti. Per darle la carica e farla ripartire, basta aprire il cassettino che nasconde tra le scapole (proprio come in una bambola).

Ben inteso: nessuno deve sapere che Vicki è una macchina costruita da papà Ted; la famiglia (in primis mamma Joan) la difende dalla curiosità morbosa della gente, raccontando di averla adottata. I suoi vicini, però, i Brindle (la cui figlia Harriet, dagli assurdi codini rossi, fa una corte spietata al piccolo Jamie), sono particolarmente ostinati e insistono ficcando il naso nella vita privata dei Dawson. Riusciranno mai a scoprire il loro segreto?

Vicky non mangia, eppure ha una forza erculea. Non piange, ma quando è triste zampilla acqua come fosse una fontana. Non dovrebbe provare emozioni, eppure è straordinariamente legata al fratellino Jamie (compagno di mille avventure) e ai genitori. Con i suoi strambi atteggiamenti e modi di fare, la bambina robot Vicki diventa la beniamina di un’intera generazione di coetanei (ma anche di spettatori più grandi) tra il 1985 e il 1989.

Ancora oggi le sue avventure di ragazzina “speciale” conquistano il pubblico (in replica), passando tra l’altro un messaggio importante sull’accettazione della diversità.
Tiffany Brissette alias Vicki "ieri e oggi"
Tiffany Brissette alias Vicki “ieri e oggi”

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