Load, press play on tape. Il mio C64.
Ero piccolo. Lo so per due motivi: ero io e avevo le mani piccole.
Ospite di alcuni cugini ad Asti – sì, avevo dei cugini ad Asti – scoprii per la prima volta quello che sarebbe uno dei miei compagni di giochi e di attese, lunghissime attese: il Commodore 64.
Il gioco che mi fece innamorare, e il primo a cui giocai, fu “International Karate”. Bellissimo.
Avvincente. Realistico (dai era realistico per l’epoca, fino a qualche giorno prima il massimo dell’alta definizione per me era “Pong”).
Comunque, dicevo, fu amore. Non so come, convinsi mio padre a regalarmi un C64 e da lì ci furono grandi pomeriggi pieni di “Load, press play on tape”. E di attese, lunghe attese per caricare i giochi… per poi giocare pochi minuti.
Quanto amore per il C64. Quanto odio per le attese. Tanto. Troppo. Volete sapere come finisce la storia e qual è la morale?