Home Cinema Paris, Texas 1984

Paris, Texas 1984

219
Texas
Paris, Texas
1984

Wim Wenders, un pittore contemporaneo.
Ovvero: il colore come attore non protagonista del film “Paris,Texas“.

Quando il Texas è stato creato, era una parete bianca.
Poi Dio ne ha colorato l’immensità dei campi, del deserto, del cielo e delle nuvole.
Dopo qualche milione di anni, sono arrivati gli uomini; che con l’affanno delle loro piccole esistenze hanno disseminato, qua e là, macchie di colore.

In Paris, Texas, l’occhio (o il pennello) di Wenders si sofferma sulla presenza di queste distese infinite di colore che avvolgono la vita dei protagonisti della storia di Travis Henderson.
É una storia americana, vista però con gli occhi di un osservatore europeo.

Ed è una storia “on the road“ di un non-eroe. Se fosse il testo di una canzone, probabilmente la canterebbero Woody Guthrie, o Bob Dylan, o Bruce Springsteen.
Una fotografia avvolta nei tre colori della bandiera a stelle e strisce, che sono peraltro gli stessi della bandiera del Texas. Curiosamente, sono anche i colori della bandiera francese… paese nel quale il film fu presentato con successo (Palma d’Oro al Festival di Cannes) nel 1984.

Travis, il protagonista, è un uomo smarrito, che vaga nel deserto. Sotto un cielo azzurro, punteggiato da nuvole bianche. Ed indossa un berretto rosso. Dandoci sin dal primo fotogramma la classificazione cromatica del film.

È un uomo che ha perduto se stesso e la sua memoria, e che viene ritrovato dal fratello, Walter, che cerca con ogni mezzo di riportarlo al suo passato.

Alla sua storia.
Travis, poco alla volta, riavvolgerà la bobina della sua vita, fino a tornare al punto nel quale si era interrotta a causa di un evento traumatico; un incendio che aveva distrutto la sua casa dove viveva con sua moglie e suo figlio.

Grazie agli sforzi di Walter, Travis inizia a rimettere al suo posto i frammenti del puzzle della sua esistenza. Riuscendo a ritrovare la relazione con il figlio e con la moglie, Jane, una splendida Nastassja Kinski.

Un cammino difficile nel quale si mescolano ricordi, proiezioni di filmini in Super8 e che viene accompagnato da una bellissima colonna sonora: uno straordinario e struggente blues di Ry Cooder.

Durante il racconto del cammino di Travis, si muovono come attori non protagonisti i colori blu, bianco e rosso. In varie forme e varie dimensioni.
Che il pittore Wenders userà come elementi narrativi, colorando le emozioni e le vicende di Travis e della sua famiglia.

A volte i tre colori si presentano in una dimensione formale e chiaramente riconoscibile (la bandiera degli Stati Uniti), mentre nella maggior parte dei casi si tratta di una presenza decostruita, slegata, separata ma vicina. Di oggetti, o elementi naturali. Presenti, ma da scoprire nei dettagli.

Una automobile blu, una strada bianca, un distributore automatico di coca cola. Oppure un tramonto sullo sfondo dello skyline dei grattacieli di Houston; nel quale si fondono il cielo blu/viola, il bianco delle luci della cittá, il rosso del sole che muore e delle luci della auto.

E poi ci sono gli interni. Le scene più intime, nelle quali i protagonisti si incontrano, interagiscono.

Anche qui il tricolore americano non abbandona le vite degli uomini. Una parete ed una porta bianca, lo schermo azzurro di una televisione, il rosso di un telefono a tasti, di una tenda di una lampada o di un maglione.

Tre colori onnipresenti, che non emettono alcun suono (forse non ne hanno bisogno), ma che scandiscono ed abbracciano, in modo quasi ossessivo la vita degli americani. E che non sfuggono allo sguardo del nostro regista pittore europeo.

Ma in Paris Texas è presente un quarto colore; il verde.
Colore che solitamente comunica pace, tranquillità, equilibrio, in questa storia il verde illumina ed avvolge i tratti della storia contraddistinti dalla incomunicabilità. La rottura. Il dolore e la distanza tra le persone.

Quando Travis viene esaminato senza pietà da un dottore, sdraiato su di un lettino, viene avvolto da una luce verde quasi fluorescente.

Quando Walt, proietta le immagini del passato, in super8, alle sue spalle si diffonde una luce verde. Ad indicare la frattura tra il passato ed il presente di Travis.

È la fragilità del sogno americano. Fatto di individui soli, scollegati gli uni dagli altri, che solo nei tre colori della bandiera, nella unione, trovano il senso delle loro vite. Un sogno tanto vicino, tanto a portata di mano, ma nello stesso tempo sfuggente.

Poco prima di entrare nel locale di peep show, sulle pareti del corridoio bianco si proietta una intensa luce verde. Salvo poi trasformarsi in una luce rossa. E poi anche il blu ed il bianco riappariranno ritornando lo spettatore all´ordine naturale delle cose.

Il verde ed i colori della bandiera si avvicendano per tutto il film, come i corsi e ricorsi storici.

Il finale si colora di verde, che è però un verde che fonde un ritrovarsi (Jane – che indossa una camicia verde – con il figlio Hunter) e l’abbandono. Quello di Travis che sceglie di continuare il suo cammino senza meta alla ricerca di qualcosa che non c’è. In una immagine dove si fondono il verde, il blu, il rosso ed il bianco.

Mi trovavo pochi giorni fa in Texas, viaggiavo tra Houston ed Austin per lavoro ed ho rivisto “Paris, Texas“. Ripensando ai colori del film, sperando forse di sentirmeli addosso durante il mio viaggio in auto.

Il destino però mi ha regalato una tavolozza di colori strani. Nuovi.
L’ondata di gelo che ha avvolto il Texas mi ha regalato un paesaggio di tre colori; il bianco del ghiaccio, ed il blu/grigiastro del cielo plumbeo ed il verde dei prati e delle insegne stradali.

Nel terzo giorno (biblicamente) di viaggio, il gelo si è sciolto. Il cielo, dopo aver fatto pace con Dio, è tornato ad essere azzurro. Lungo la strada mi si é fatta incontro una croce gigante (bianca) nel mezzo di un prato verde brillante, sotto un azzurro infinito.

Mancava solo il rosso.
Ma di sicuro c’era. Sotto forma di una insegna al bordo della strada. Magari un Jack in The Box, o un Texas Road House. Perché i tre colori ci sono sempre anche quando a prima vista ci sfuggono.

Perché il sogno americano vivrà finché ci sarà qualcuno disposto a sognarlo.

Finché gli occhi di un regista lo racconteranno, o le note di una canzone lo canteranno.
Finché qualcuno, da Sud, attraverserà un deserto a piedi per raggiungere una frontiera, o guaderà un fiume di notte.

Finché qualcuno penserà che valga la pena giocare a dadi con il destino, pur di svegliarsi avendo negli occhi il blu del cielo, il bianco delle nuvole ed il rosso di un distributore di coca cola.

Amen.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.