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Retrogaming: l’emozione degli anni 80

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Retrogaming
Bastavano 100 lire per vivere una fantastica avventura che durava delle ore in una delle gloriose sale giochi.

Stiamo parlando dei mitici anni 80, anni che hanno rappresentato un importante salto di qualità nel panorama videoludico e nell’elettronica di consumo in generale.

Oggi possiamo acquistare un computer di qualsiasi produttore e installarci sopra il nostro sistema operativo ed i nostri programmi perché sappiamo che hanno tutti un hardware basato su componenti compatibili con uno standard definito.

Lo “standard” risale al personal computer che IBM lanciò sul mercato nel 1981.

Prima dell’arrivo di IBM nel mondo informatico personale, erano tre i produttori principali che dominavano la scena: Apple, Commodore e Tandy.

Ogni fabbricante aveva la sua piattaforma hardware con le sue periferiche dedicate e software proprietario. I floppy erano un lusso, e quindi l’hobbista utilizzava un registratore a cassette, e la memoria utilizzabile arrivava a solo 640k (che qualcuno riteneva comunque fosse una quantità esagerata ed inutile).

 

La tecnologia evolveva rapidamente, i prezzi scendevano, e cominciarono ad apparire nuovi computer più economici e user-friendly che producevano immagini e non avevano bisogno di un costoso monitor poiché c’era la possibilità di collegare direttamente il televisore di casa.

Nasce così il Commodore VIC-20, ma arrivano proposte anche da grossi produttori quali i colossi Philips e Sony ma anche da Atari, leader nel settore dei video giochi. La vera rivoluzione avvenne con lo ZX-80 (meno di 100 sterline) in cui tutti i compiti vennero fatti gestire da una CPU a ben 4Mhz.

Di tutta questa varietà, in ambito consumer, sopravvivranno solo il Commodore 64 (successore del VIC-20) e lo ZX-Spectrum (successore dello ZX-80). Per quanto riguarda il secondo, il massimo era giocare con palloncini colorati che fluttuavano nel cielo; sul Commodore arrivarono tutti, o quasi, i migliori videogiochi anni 80 caricabili da un’audiocassetta.

https://www.youtube.com/watch?v=oUvzYqPztho

Nelle sale giochi arrivano i capolavori della Sega e della Atari. Si va da Pac-Man ai fantastici sparatutto spaziali: per l’epoca, erano delle meraviglie artistiche e tecnologiche in poco meno di 200kb di memoria.

Il genere che ha dominato la classifica dei successi di sala gioco di inizio anni 80 è stato il “platform”, con l’eroe che salta, corre, tira calci e pugni per sfuggire alle forze nemiche e continuare la sua corsa verso l’obiettivo di fine livello e poi di fine gioco.

I bambini e i ragazzi degli anni 80 vivevano anche di corse, lotte, gare e in sala giochi trovavano riproduzioni abbastanza fedeli di questi. Non c’era solo azione frenetica ma anche momenti di concentrazione su mattoncini colorati, da abbattere e spostare al suono di un’ipnotica musica.

Ad oggi tutto questo è diventato “retrogaming” ed ogni oggetto è per collezionisti. I dispositivi, quali computer, piattaforme consumer videoludiche e quelle da sala giochi fanno ormai parte di un mondo esclusivo per appassionati del campo, che a volte, molto spesso, raggiungono prezzi altissimi a conferma del loro posto nella storia.

Anche se viene a mancare la parte aggregativa delle sale gioco, gli aiuti degli amici in mancanza di internet, i videogiochi dell’epoca ora sono fruibili anche su piattaforme online e possono essere giocati comodamente dal proprio PC.

Sul sito Pomu, ad esempio, si trova un’ampia scelta di giochi che hanno fatto la storia grazie al quale si può rivivere l’emozione degli anni 80.

 

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