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Uno, Nessuno E Centomila Columbro

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Uno, nessuno e centomila Columbro.

Pirandello ci perdonerà se utilizziamo (storpiandolo un po’) il titolo di un suo famosissimo capolavoro per descrivere, a modo nostro, uno dei personaggi più amati della cultura pop italiana. Già, perché Marco Columbro è la storia della tv del belpaese.

Da “Risatissima” a “Studio 5”, da “Buona Domenica” a “Caro Maestro”, sono tanti i programmi a cui sarà legato per sempre il nome dell’attore e conduttore toscano.

Il sottoscritto, inutile negarlo, è assolutamente di parte. Sì, perché reputo Marco Columbro uno degli artisti più genuinamente istrionici e (soprattutto) completi che abbiano mai calcato i palcoscenici del nostro Paese. Non solo. Il (già citato) “maestro” Stefano Giusti, da lui magistralmente interpretato nella bellissima serie di fine Anni Novanta (insieme alla splendida Elena Sofia Ricci), resta un’icona assoluta per chi è stato un bambino nel decennio dei Nirvana e di Beverly Hills 90210. Impossibile dimenticare le scene cult di una fiction che ha segnato un’epoca (alzi la mano chi, leggendo queste righe, non ha canticchiato la contagiosissima sigla).

E come dimenticare “Five”, la mascotte dell’allora esordiente Canale 5, il cui doppiaggio era opera proprio del Marco nazionale? Era una tv garbata e senza fronzoli, quella di Columbro. Ed il tandem con Lorella Cuccarini era una delle armi vincenti di Mediaset.

Tra i due, infatti, vi era uno di quei feeling professionali difficilmente riscontrabili altrove. Paragonabile, forse, solamente a quello altrettanto iconico instaurato dalla coppia Frizzi-Carlucci. Dopo i noti problemi di salute – brillantemente superati, tra l’atro – Marco Columbro si è un po’ allontanato dal mondo dello spettacolo.

Certo, vi è stata qualche sporadica apparizione in alcuni show del piccolo schermo, ma si tratta di poca roba se rapportata alla fama raggiunta dal conduttore negli Anni Ottanta/Novanta.

Del resto, quello della tv è un mondo in continua evoluzione, sempre alla ricerca di nuove storie e di nuovi volti da proporre ad un pubblico che, nel corso degli anni, è diventato sempre più distratto. È altrettanto vero, però, che il carisma di un personaggio come Columbro, grande quanto uno stadio di football americano, oggigiorno, è difficilmente rintracciabile in altri lidi.

E adesso che il periodo natalizio è praticamente alle porte, non si può non ritornare nostalgici, anche solo per un attimo, ripensando alle (belle) pubblicità della Standa (che vedevano protagonista proprio Columbro) ed al loro refrain-tormentone: “E no, ma allora ditelo, eh?”.

Trentuno secondi di bonaria simpatia e di totale immersione in un immaginario, quello dell’Italia di fine Anni Ottanta, al cui fascino è difficile resistere. Merito di un artista a tutto tondo. Uno, nessuno e centomila Columbro.

PS state ancora canticchiando la sigla di “Caro Maestro”? E no, ma allora ditelo, eh?

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