Il 25 maggio 1979 esce, nelle sale cinematografiche americane, uno dei film più influenti ed amati nella storia del cinema. “Alien” lambirà trasversalmente il genere horror e la fantascienza, dando inizio ad un incredibile, longevo franchise, permeando in modo irreversibile tutti gli anni 80 e lanciando un modello di donna alternativo alle biondone classiche del decennio, incarnato dalla spigolosa Sigourney Weaver.
Il thriller spaziale di Ridley Scott: ALIEN, 1979
L’astronave commerciale “Nostromo”, della compagnia Wayland, sta affrontando il viaggio che riporterà sulla terra il proprio equipaggio, sottoposto a sonno criogenico. Nel mezzo del percorso, però, l’astronave capta un segnale di soccorso proveniente da uno sperduto pianeta. Dapprima riluttante, l’equipaggio decide tuttavia di effettuare una ricognizione. Nei pressi di un misterioso relitto, uno dei soccorritori viene aggredito da una strana creatura che lo feconda: ne nascerà uno spaventoso xenomorfo che, nascondendosi negli angoli della “Nostromo”, decimerà i membri della nave. Sarà l’inizio dell’incubo per l’ufficiale Ellen Ripley, unica superstite della strage (insieme con il gatto Jones).
Dopo l’entusiasmante esperienza di “Dark Star”, lo sceneggiatore Dan O’Bannon matura l’idea di un film dal taglio horror ambientato nello spazio. Viene chiamato alla regia un giovane e promettente regista britannico: Ridley Scott, che dimostra fin da subito di poter aggiungere un tratto distintivo alla storia, rievocando ataviche paure nello spettatore. La sinergia tra l’artista svizzero H.R. Giger e il mago degli effetti speciali, Carlo Rambaldi, vale al film un premio Oscar.
Pannello trasparente originale usato durante le riprese del film “Alien”, 1979. Faceva parte del computer di bordo della USCSS Nostromo denominato “Madre” (MU-TH-UR 6000). Paolo Prevosto’s collection www.paoloprevosto.com
La svolta spettacolare di James Cameron: ALIENS, 1986 Dopo essersi sbarazzata del mostruoso xenomorfo, Ripley viaggia con il gatto Jones nello spazio, in stato di sonno criogenico da cinquantasette anni. Recuperata da una squadra della Wayland, Ripley viene condotta in salvo: una volta rimessa, la donna viene obbligata a partecipare ad una missione di stampo militare a bordo della nave da guerra “Sulaco”: l’operazione ha come obbiettivo il pianeta LV-426, lo stesso sul quale approdò la “Nostromo” quasi sessant’anni prima . Con orrore, Ripley scopre che la colonia spedita in precedenza sul luogo è stata sterminata da un’orda di feroci xenomorfi: questi ultimi sono, in verità, il reale obbiettivo della Wayland, che vorrebbe trasformare gli alieni in potenti e spietate macchine da guerra.
Nel 1986, il canadese James Cameron è reduce dal successo di “Terminator” (1984). Avendo già delineato un proprio stile registico, Cameron rivede completamente le atmosfere volute da Scott per il primo film. Abbandonati i risvolti psicologici, ciò che rimane si esprime in puro intrattenimento: la lancinante tensione di “Alien” è qui trasformata in spettacolari scontri, supportati da un superbo utilizzo dei migliori effetti visivi disponibili all’epoca. Dei due Oscar vinti, proprio uno verrà grazie all’ottimo lavoro svolto sugli effetti speciali.
Facehugger originale usato durante le riprese del film “Aliens” (1986), fu salvato a fine riprese dal modellista premio Oscar per gli effetti speciali Robert Skotak.
Articolo a cura di Paolo Prevosto e Francesco Magnoni
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