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AVANTI TUTTA, RENZO

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Quando penso alla genialità ed ai suoi “esponenti” più rappresentativi, mi viene subito in mente quel pezzo di Storia del nostro Paese e degli Anni Ottanta, naturalmente, che è Renzo Arbore.

Sul grande artista foggiano, nel corso del tempo, è stato scritto praticamente di tutto. Proprio per questo, mi limiterò ad analizzarne le “invenzioni”, le innovazioni ed i successi del decennio più magico del Novecento.

Partiamo subito col sottolineare che ancora oggi, nel 2024, la tv italiana deve tutto o quasi al Renzo nazionale. Come definireste altrimenti, i vari “Bar Stella” di Stefano De Martino o il famoso “tavolo” domenicale di Fabio Fazio, se non come dei “discendenti” autorevoli delle opere di Arbore?

Quest’ultimo, almeno per chi scrive, è una sorta di Leonardo Da Vinci post-moderno. Ironico e scanzonato.

Come le sue sgangherate trasmissioni degli 80s, del resto. “Quelli Della Notte” (1985), per esempio, è stato un caleidoscopio di personaggi che hanno dato vita ad un immaginario talmente iconico da risultare smaccatamente cool ancora oggi, a ben quarant’anni di distanza.

Non per fare della filosofia spicciola, per carità, ma se l’”alto” e il “basso” avessero una via di mezzo, beh, quella sarebbe sicuramente la via di Arbore. Sì. Perchè nelle sue “creature” televisive, l’ex conduttore radiofonico – tra le altre cose – si è sempre destreggiato con indiscutibile eleganza tra un mood più sacro ed un altro un pò più profano. Arbore, nel corso degli anni – e di quegli anni, in particolar modoha lanciato nel mainstream pop italico personaggi quali Marisa Laurito, Luciano De Crescenzo, Nino Frassica, Riccardo Pazzaglia, Maurizio Ferrini – solo per citarne alcuni.

Ed il sopraccitato “Quelli Della Notte”, probabilmente, ha rappresentato il suo primo, vero “boom” del decennio con l’otto davanti. Non solo. Potremmo quasi affermare – senza timori di sorta – che Renzo Arbore abbia, se non inventato, quantomeno dato luce nuova alla cosiddetta “seconda serata”. Mica pizza e fichi. E cosa dire, invece, di “Indietro Tutta” (1987-88), se non che è stato lo show per antonomasia? Altro che “Cacao Meravigliao”, le invenzioni Arboriane degli Anni Ottanta, erano oro colato.

Anche “Indietro Tutta”, tra l’altro, pur muovendosi – più o meno – sullo stesso filone di “Quelli Della Notte”, si è distinta per la folta presenza di ospiti ironici ed autoironici. Iconici, soprattutto. Oltre che per un cast che, a ripensarci oggi, fa venire la pelle d’oca. Da Massimo Troisi ad Alfredo Cerruti, passando per una giovanissima Maria Grazia Cucinotta, fino al “solito” Frassica.

“Indietro Tutta” è stata un campionario di frammenti sfavillanti che solo in un decennio come quello degli Anni Ottanta, poteva nascere, svilupparsi e prendere il volo verso l’eterno. In uno scenario del genere, non poteva mancare una partecipazione di Renzo Arbore in quel di Sanremo. Anno di grazia, 1986. Leggenda vuole che l’allora deus ex machina del Festival, Gianni Ravera, avesse proposto al buon Renzo di condurre la kermesse e che quest’ultimo abbia rifiutato.

Comunque siano andate le cose, “Il Clarinetto” – brano portato in gara dall’artista e piazzatosi al secondo posto, appena dietro “Adesso Tu” di Eros Ramazzotti – resta uno degli inni più surreali di quel decennio e della storia della musica italiana. Degno rappresentante, in pratica, dell’immensa genialità di Renzo.

Il nostro Leonardo Da Vinci televisivo, altrochè.

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