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Franco Battiato – Voglio vederti danzare

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Franco Battiato
Negli anni ’80, se volevi stare con gli altri, essere corale, ascoltavi Venditti, Baglioni, Vasco Rossi. Se cercavi una tua strada, fuori da quelle più battute, meravigliosa e scoscesa, ascoltavi Battiato.

1981. Come si passa dal vincere il premio Karlheinz Stockhausen a superare il milione di copie vendute con le canzonette? Accade quando Franco Battiato – otto album di musica sperimentale alle spalle – decide di andare in direzione del pubblico, fare il pop, e di farlo alla sua maniera.

La voce del Padrone esce il 21 settembre, sul finire dell’estate. Resterà in classifica fin oltre quella successiva.

E nulla nella musica leggera italiana sarà più uguale.

Videoclip “Summer on a solitary beach”

Dopo un successo di tali dimensioni, l’album successivo farebbe tremare i polsi a chiunque.

A lui, no. Battiato con L’arca di Noè rilascia un concept non concept, meno orecchiabile e immediato del precedente, musicalmente raffinatissimo e volutamente distante dal giocoso e colto citazionismo de La voce del padrone.
Di copie, infatti, ne vende giusto la metà.

Nel 1982 l’album è ormai pronto da mesi, ma la Emi ne ritarda l’uscita, perché l’“altro” continua a vendere senza mostrare cedimenti.
Lui lo presenta alla stampa, sorridendo del gioco post-moderno che fu (“ha funzionato più di quel che doveva”, dice).

Musicalmente, Voglio vederti danzare, che chiude l’album, ha comunque il tiro della hit (su 45 giri uscirà però solo per juke box e una versione in inglese, I want to see you as a dancer, verrà inserita nell’album internazionale del 1985).

Videoclip “Voglio vederti danzare”

Scritta e composta da Franco Battiato, prodotta da Angelo Massara, arrangiata dallo stesso Battiato e Giusto Pio, Voglio vederti danzare è una sorta di girotondo antropodance, allegro e magnetico, che ingoia un cosmico rondò e finisce con un valzer solenne almeno quanto ironico.

Come a celiare: è vero, il successo è arrivato quando l’ho voluto io. Ma attenzione, non è detto sia quel che voglio per sempre.
Seppur disorientato, il pubblico lo segue: L’Arca di Noè esordisce al primo posto nella classifica dei 33 giri.

Niente tour (Battiato sta dedicandosi alla produzione di Giuni Russo, Alice, Milva), ma uno special trasmesso su Mister Fantasy nel dicembre del 1982 rimanda tutte le suggestioni video dietro a un lavoro così stratificato e autentico, visionario e però calato nel suo tempo. Tutto in meno di mezz’ora d’ascolto.

Se siamo quello che siamo diventati, lo dobbiamo a Franco Battiato. Era la scelta altra, quella non omologata, esclusiva. Fuori dalla convenzione, capace per questo di creare un rapporto speciale tra lui e chi lo ascoltava, fatto di energia sensibile. Uno scambio a distanza attraverso la musica, profondo e leggero. Unico e duraturo, anche se siamo solo di passaggio, come non manca di ricordarci una sua canzone.

“Che cosa resterà di me, del transito terrestre?” – s’interrogava. Tanto. Tutto.
Un’enorme eredità spirituale e musicale, segnali di vita da leggere, interpretare, capire.
Voleva vederci danzare. E noi, con lui e per lui, danzeremo.

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