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IL QUINQUENNIO D’ORO DI “DRIVE IN”

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Cinque anni stratosferici, cinque anni in cui il modo di fare comicità in Tv è stato completamente rivoluzionato, cinque anni di “Drive In”.

Nel quinquennio che va dal 4 ottobre 1983 al 17 aprile 1988, infatti, il programma “cult” scritto e ideato da Antonio Ricci è entrato in punta di piedi nelle case degli italiani e da lì non ne è più uscito. Ancora oggi vengono ricordati molti dei personaggi che lo hanno reso così iconico.

Dal Vito Catozzo di Giorgio Faletti al Criticatutto di Ezio Greggio, dalla Raffaella Carrà di Gianfranco D’Angelo al camionista di Francesco Salvi. E poi, ancora, le ragazze fast food capitanate da Tinì Cansino, la formosa cassiera interpretata da Carmen Russo, i Trettrè, Enrico Beruschi, gli sketch esilaranti e surreali di Zuzzurro e Gasapare.

Potremmo continuare all’infinito. “Drive In” ha rappresentato un punto di rottura, di non ritorno, per la comicità dell’epoca ed allo stesso tempo, un ponte verso la comicità dei giorni nostri. Pensateci: da “Zelig” in giù, tutti devono qualcosa a “Drive In”.

Negli Anni Ottanta, la tv commerciale stava muovendo i suoi primi passi e lo show di Antonio Ricci è stato uno dei capisaldi di quel decennio. Guardare “Drive In”, significava guardare uno spaccato degli Italiani. Di tutti gli italiani.

Dai paninari ad un giovanissimo Pier Silvio Berlusconi. Già, perché nel 1986, l’attuale amministratore delegato di Mediaset, appena diciassettenne, fu protagonista di un simpatico sketch con tanto di taglio mullet molto in voga in quel periodo.

Con l’avvento dello show diretto da Giancarlo Nicotra prima, e successivamente da Beppe Recchia, pure i cosiddetti “tempi televisivi” subirono un forte scossone. “Drive In” era una trasmissione rapida, moderna, dove persino gli spot pubblicitari fungevano da funzionale corollario allo show.

Il successo dello spettacolo di D’Angelo e compagni fu così dirompente, che il 31 dicembre 1983 fu trasmesso uno speciale in contemporanea sia su Italia 1 (dov’era nato) che su Canale 5, denominato “Capodanno al Drive In”.

Personalmente, ogni qual volta mi capiti di guardare qualche vecchio filmato della trasmissione, magari su Youtube, non posso fare altro che ridere a crepapelle. Soprattutto quando entra in scena la Sandra Milo imitata da quel genio (mai ricordato abbastanza) di Gianfranco D’Angelo.

Sfido chiunque a non sorridere di gusto ascoltando il suo refrain-tormentone “checcarino!”. Col suo essere un po’ sit-com, un po’ varietà, un po’ satira politica, “Drive In” era una macedonia di generi.

Una macedonia ben fatta, però. Rispecchiava tutta la semplicità – anche un po’ pacchiana, se vogliamo, ma pura – degli italiani dell’epoca. I nostri pregi, i nostri difetti, le nostre manie. Insomma, la bella Italia degli Anni Ottanta.

Col senno di poi, rivolgendo uno sguardo all’ultima puntata dello show, potremmo affermare che quel 17 Aprile 1988, non è terminata solo una trasmissione televisiva, ma un’epoca del nostro Paese.

Il quinquennio d’oro di “Drive In”.

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