Era il 22 giugno del 1983 quando Emanuela Orlandi scompare, per sempre, a soli 15 anni.
A casa Orlandi da allora il tempo si è fermato, tra le foto in bianco e nero o in colori sbiaditi, i mille ricordi e l’unica certezza, quella di un caso ancora oggi irrisolto.
Un caso internazionale, con un susseguirsi di piste irrisolte, depistaggi, colpi di scena che il fratello Pietro e il giornalista Andrea Purgatori attraversano con la loro voce nelle quattro puntate della docu-serie Vatican Girl, disponibile su Netflix.
Tutti ricordiamo i manifesti con il volto di Emanuela nelle vie di Roma che chiedevano una risposta a quello che è diventato uno dei più grandi misteri della storia Italiana moderna.
Un mistero che coinvolge la famiglia Orlandi (che viveva al servizio di sette pontefici) e che attraversa in quattro decenni tra intrighi internazionali, i palazzi del vaticano, i legami con Cosa nostra e la Banda della Magliana, il tutto intrecciandosi con l’attentato a Wojtyla del 13 maggio 1981 per mano di Ali Agca.
Vatican Girl è una magistrale opera di ricostruzione storica scritta e diretta da Mark Lewis con la produzione Chiara Messineo, mentre Tom Barry e Dimitri Doganis sono i produttori esecutivi per RAW.
Quattro puntate per tentare di assemblare il puzzle attraverso la voce dei testimoni, i materiali d’epoca e le nuove prove e documenti rinvenuti negli ultimi anni.
Vengono recuperati in maniera oggettiva e con la forza di testimonianze dirette tutti gli indizi a disposizione e le piste seguite circa uno dei casi più mediatici della storia italiana, senza però approfondire dove sorgono maggiori dubbi come il coinvolgimento di Sabrina Minardi; così come la testimonianza inedita della migliore amica di Emanuela, punti che necessitavano di uno spazio ben più ampio di quello concesso.
Una famiglia che merita la verità e che per ora ha una sola certezza, quella frase detta a Pietro da Papa Francesco “Emanuela è in cielo” che lascia, purtroppo, poche speranze di un lieto fine a questa tragica storia.