Partiamo dalla fine: l’altro giorno in radio (non dirò che è quella di Richard Branson… anche perché non becco una lira a fargli pubblicità) dicevano che è stato coniato il verbo “To MacGyver” che sta per fare o riparare qualcosa in modo inventivo o improvvisato.
Lì per lì mi sono detto “Bah che cavolata”, poi però riflettendoci mi sono detto che forse non lo è cosi tanto… Anzi: come descrivi qualcuno che, con una lattina di Coca Cola, un portachiavi e un filo di rame ti tira fuori un satellite con il quale comunicare ai soccorritori dove ti trovi quando ti sei perso in mezzo al deserto? E non ci sarebbe alcun MacGyver o non si potrebbe Macgyverare niente senza Richard Anderson, che fu la star dello show andato in onda dal 1987 al 1992, il volto da benedire quando lo vedevi in tv e da maledire quando volevi imitare quello che faceva lui e non ci riuscivi.
Ma la riflessione da fare è più profonda: stiamo vivendo una seconda giovinezza di quell’epoca o è solo un’impressione? Direi che è molto di più di un’impressione. Sono troppe le serie tv, le hit musicali, i film di quegli anni che hanno lasciato un’impronta indelebile nelle nostre memorie per non riportarle alla ribalta senza sforzo.
Anzi: sono tra le cose che “stanno tornando di moda” e che sono sempre più richieste.
Parlando di MacGyver, effettivamente questo telefilm, come molti altri (A-Team, Genitori in Blue Jeans, Supercar,…) ha segnato non solo l’adolescenza, ma la vita di tutti noi: chi non ha mai provato, alla fine di un episodio, a prendere quelle due/tre cose che aveva in cucina (stuzzicadenti, forchetta e un elastico) per costruirsi una balestra?
Io ci ho provato ma nulla: l’unica cosa che mi ha lasciato MacGyver è stata la frustrazione di non saper fare nulla… perché anche io non sono mai riuscito a costruirmi il mio carro armato? Perché?!?