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GLI ANNI ’80: Outsiders “Elio De Angelis il ‘principe’ della formula 1” Intervista a Gianluca Teodori

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Elio De Angelis
Elio De Angelis
Se c’è uno sport che identifica la velocità futurista degli 80s, questo è l’automobilismo.

L’occasione di parlarne sulle nostre pagine ce la dà “Elio De Angelis il ‘principe’ della formula 1”, il libro che Gianluca Teodori ha dedicato a un vero outsider delle piste.
Responsabile news di RDS, giornalista sportivo e non solo, abbiamo incontrato Gianluca per farci raccontare di questo italiano gentile, guerriero e sfortunato.

Ma prima, la nostra “overture”.

Gianluca, ti diamo le chiavi della DeLorean per tornare negli anni ‘80, che anno scegli e cosa fai?
“Farei un giro un po’ lungo per godermi le prestazioni e la plancia di questa supercar, avveniristica oggi come allora. Poi parcheggerei in Centro, a Roma: sarebbe un viaggio a ritroso nei profumi, nelle cose di allora senza le sovrastrutture di allora. Oppure sceglierei Parigi, a metà strada tra “Il tempo delle mele” e “Subway”, tra Sophie Marceau e Isabelle Adjani. Il periodo sarebbe tra il 1983 e l’inizio del 1986: è quello il momento che fa il decennio, che lo segna più in profondità con la musica e con il cinema”.

“Elio De Angelis il ‘principe’ della formula 1” è il titolo del libro che hai scritto, disponibile in tutte le librerie e in formato digitale. Come nasce il tuo interesse giornalistico per questo pilota italiano?
“Parte proprio negli anni ‘80, come semplice fan. In un mondo senza rete e senza social si riusciva a leggere i personaggi forse in maniera più autentica. Ti informavi con riviste, giornali, radio e tv. Se il personaggio c’era, bucava, arrivava comunque. Senza l’attuale inflazione crossmediale lo sport proponeva letture ampie, per cui anche un non-vincente assoluto, De Angelis lo possiamo definire così, poteva diventare un idolo. Per me era un modello di ispirazione.

Elio De Angelis
Elio De Angelis

Nel look e nel modo leggero, ma serio, di vivere una passione e una professione sempre pronte all’agguato. Un pilota che era anche un pianista e un compositore. Uno che ha elevato un pizzico di indolenza romana a cifra di charme internazionale. Un modello di eleganza essenziale, sobria. La sua scomparsa mi colpì moltissimo. Sognavo già allora di fare il giornalista e senza sapere come né quando, pensai che se un giorno ne avessi avuto la possibilità, gli avrei regalato un tributo”.

De Angelis consuma la sua carriera in pochi anni, passando dalla Shadow alla Lotus e poi alla Brabham. Com’era la Formula Uno degli 80s, lo scenario in cui si muovevano piloti, scuderie e brand?
“Era una Formula Uno più francofona e più italiana, a sottolineare le colonie più numerose in un mondo che rimaneva britannico nell’ anima. Era affascinante e pericolosissima, con piloti diversi uno dall’altro. Campioni e giovani rampanti.

Nel decennio in questione ci sono miti assoluti: Villeneuve, Prost, Piquet, Mansell e naturalmente Senna che di De Angelis divenne per pura sfortuna l’avversario numero uno nel team Lotus. Per non parlare del rientro di Lauda nel 1982. Niki era un modello per Elio e per molti altri.

Poi basta accostare oggi una macchina di allora, sporgersi a guardare nell’abitacolo, fissare i particolari del volante e del cambio per avere idea della passione smisurata che doveva soccorrere ogni pilota del mondo al momento di entrare nella vettura, sdraiarsi su una slitta di alluminio chiamata sedile, e farsi allacciare le cinture”.

Videoclip: “Ricordando Elio De Angelis” – GP di San Marino 1985

C’è un aneddoto importante in cui ti sei imbattuto e che ti ha colpito, mentre ricostruivi gli eventi sportivi e privati della vita di Elio?
Senz’ altro il viaggio in Inghilterra per rispondere alla chiamata di Colin Chapman, il carismatico genio della Lotus. Elio si fa accompagnare da Mario Aguglia, suo storico amico per la sua maggiore dimestichezza con l’inglese.

E immaginare oggi due ventenni romani che partono per incontrare Chapman nel suo ufficio-museo all’ interno della factory Lotus ci dà l’idea di un mondo diverso. Senza agenti, avvocati, procuratori. Loro vanno e incontrano il Mito, l’unico che in quanto a carisma e prestigio poteva guardare dritto negli occhi Enzo Ferrari. Era il 1979. Torniamo anche alla DeLorean perché Chapman nell’ ultima parte della sua vita avventurosa legò proprio alla DeLorean un ambizioso progetto mai realizzato.

Videoclip: The Lotus / DeLorean / GPD Connection

Gianluca, quale lezione degli anni ‘80 ritieni sia ancora valida oggi? C’è un tool che varrebbe la pena portarci nel futuro?
Forse una polo, come quelle che Elio indossava spesso sotto la tuta da gara, con il colletto alzato. Capo molto 80’s che ho usato sempre meno nel corso degli anni nel mio look personale. A pensarci bene, però, andrei meno sul materiale.

Il vero tool, lo strumento del decennio che porterei sempre con me è la voglia di sognare, la voglia sorridente di successo, di realizzare l’impossibile con volontà, impegno, ottimismo.

E’ una cosa meno superficiale di quanto possiamo pensare oggi. Banalmente la brillantezza del pensare avanti degli anni ‘80 viene accostata agli yuppies che giocavano in borsa o a qualcosa di simile. Il vero tool irrinunciabile per me è il pensiero di un futuro migliore che oggi sembra perduto.

È tempo di saluti, e ci lasciamo con l’idea che la storia di Elio De Angelis si presterebbe ad essere portata sul grande schermo: se guardiamo con attenzione le immagini di allora, Colin ed Elio sembrano messi lì in un cast stellare da un grande regista. Uno somiglia a David Niven, l’altro a un giovane Marlon Brando.

La magia degli 80s, così potremmo definirla, è anche questa.

Gianluca Teodori
Gianluca Teodori

Gianluca Teodori bio

Gianluca Teodori nato a Roma nel 1967. Giornalista professionista. Ha esordito in TV sugli schermi di Teleroma 56 nel 1988. Ha incontrato la radio negli Anni 90.

È il responsabile delle News di RDS. Ha scritto libri sul calcio. Elio De Angelis il principe della Formula Uno (Giorgio Nada Editore) è il suo primo libro sull’automobilismo.

Cultore degli Anni 80.

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