Fred Ventura inizia la sua carriera nel 1979 come batterista in vari gruppi punk e new wave e successivamente come vocalist degli State Of Art. Nel 1983 inizia la sua carriera solista diventando uno dei portavoce della scena Italo Disco.
Negli anni 90 fonda e dirige la label techno-house Evolution Records e l’eclettica Milano 2000, pubblica 3 album con l’alias Vibrazioni Productions e con Enrico Colombo crea il team di produzione Bedroom Rockers con cui pubblica un album per Universal Records e svariati remix per artisti internazionali.
Nel 2010, insieme a Paolo Gozzetti, da vita al team Italoconnection con l’idea di rinverdire i fasti dell’Italo disco dei primi anni ’80 in una forma moderna e non ostentatamente retro come dimostra il recente album “Metropoli”. Dal 2012 dirige la label Disco Modernism.
Ecco la nostra intervista.
Ti do le chiavi della macchina del tempo, puoi tornare in un anno degli anni 80 e fare quello che vuoi. Cosa fai?
Vado nel 1980, prendo un aereo vado in Inghilterra e vado a vivere là, li c’era tutta la musica che mi piaceva.
Cosa ascoltavi in quel periodo?
New wave, synth pop, post punk, electropop, che hanno poi influito nella mia musica. Le mie origini sono lì, io vengo dal punk, dalla new wave, Joy Division e tutti quei gruppi elettronici Inglesi come Human League, Heaven 17, New Order, Pet Shop Boys, Kraftwerk. Più che l’Italodisco, le mie influenze sono produttori come Bobby Orlando, Patrick Cowley e tutto il synth pop Inglese.
Volevi fare il cantante?
Io nasco batterista ma si sudava troppo e ho deciso di fare il cantante. Diciamo che mi ci sono trovato un pà per caso a cantare, sono quelle cose che non pianifichi, la passione per la musica era tanta, la voglia di fare c’era, ma non ero sicuro quale fosse il mio ruolo nella musica.
E poi sei finito nell’Italodisco.
Sono finito che producevo canzoni di pop elettronico, avrei dovuto fare una carriera da cantante Italiano di musica elettronica pop, mi piacevano molto Garbo, Matia Bazar, i Krisma. Poi a un certo punto, la discografia era un pò complessa per uno come me, ero giovane, ho fatto sentire dei miei demo a Roberto Turatti e da lì è nata la collaborazioni con lui e Chieregato. Diciamo che a trovarsi fare synth pop o Italo il passaggio era sottile, la tag Italodisco ancora non esisteva.
C’è qualcosa degli anni 80 che non ti piace?
Tutto quello che viene utilizzato per descrivere gli anni 80 oggi. Cioè i Paninari, il Drive In, i programmi televisi, tutto il trask o il kitch del periodo. Probabilmente mi farò qualche nemico, ma fa niente.
Oggi grazie a un bel movimento indie, il sound anni 80 si è rigenerato.
Fondamentalmente oggi, le nuove generazione e quelle venute dopo di noi, hanno avuto la possiibilità di attingere a quello che è sopravvisuto meglio della decade ottanta. Le cose che ancora oggi vengono considerate importanti in questo genere, bene o male è possibile ascoltarle ovunque. E’ incredibile che vai a Berlino e puoi ballare Spacer Woman di Charlie, come a Helsinki o Stoccolma. Si è salvato il meglio da un naufragio dettato che degli anni 80 non se ne poteva più, perchè come tutte le cose era arrivato all’overdose. Io non vivo gli anni 80 con la nostalgia del periodo, lo vivo come un punto di partenza, un punto altamente creativo della storia della musica, un momento nel quale la teconologia ha contributo molto all’avento di nuovi sound, che hanno genarato dei suoni inconfondibili che ancora oggi vengono utilizzati e che caratterizzano di artisti come The Weekend, Charlie XX o Daft Punk. Gli anni 80 hanno lasciato una scia creativa e qualitativa molto grande e ne fa tesoro anche la nuova generazione.
Come vedi il tuo oggi musicale?
Io continuo a fare musica sempre tenendo conto da dove vengo e cercando sempre di rendere il più contemporaneo possibile quello che produco e cerco di produrre altri artisti, dando loro la possiiblità di avere un suono originale. Ho immagazzinato tanto in quaranta anni di musica e sono felice di avere la possibilità di registrare ancora dischi, di fare concerti e di fare il mio mestiere.
Intervista realizzata durante la prima edizione di Italodisco Takesover.