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La Coppa Pelé

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La Coppa Pelé
La Coppa Pelé fu una delle tante competizioni non ufficiali ma di grande impatto mediatico ideate negli anni Ottanta.

Dedicata al grande calciatore brasiliano (all’anagrafe Edson Arantes do Nascimento), essa consistette in una kermesse a inviti riservata a Nazionali composte da soli giocatori già ritiratisi dall’attività agonistica e di almeno trentacinque anni d’età: in pratica, tale rassegna può essere considerata quasi un Campionato Mondiale di “vecchie glorie”.

La prima edizione, organizzata nel 1987 (dal 4 al 18 gennaio) in Brasile dall’emittente televisiva Rede Globo e trasmessa in Italia in differita da Italia 1, vide la partecipazione di Brasile, Argentina, Uruguay, Germania Ovest e Italia (vale a dire le rappresentative di quei Paesi fino a quel momento laureatisi Campioni del mondo, a eccezione dell’Inghilterra): le compagini si affrontarono in un girone all’italiana, con le prime due classificate a giocarsi il titolo nella finalissima.

Il raggruppamento vide Argentina, Brasile e Uruguay “tutte insieme appassionatamente” a quota 5 punti, seguite a 3 dalla Germania Ovest e a 2 dall’Italia: la differenza reti diede il primo posto agli argentini (+5) e il secondo ai verdeoro (+2), con i biancocelesti che si aggiudicarono il titolo piegando per 1-0 gli acerrimi rivali nell’atto conclusivo disputatosi a San Paolo.

Per quanto riguarda l’Italia, gli Azzurri caddero per 0-3 nella gara d’esordio con il Brasile (ultima partita in assoluto disputata da Pelé, allora quarantaseienne) il 4 gennaio, furono sconfitti per 1-2 dalla Germania Ovest il 9 e con il medesimo punteggio dall’Uruguay l’11, salvo poi aggiudicarsi due giorni più tardi per 2-1 la sfida con l’Argentina futura Campione.

Gli “alfieri” italiani di quella prima storica edizione furono i portieri Enrico “Ricky” Albertosi e Ivano Bordon, i difensori Mauro Bellugi, Antonello Cuccureddu, Giacinto Facchetti, Luigi “Gino” Maldera, Fabrizio Poletti e Maurizio Turone, i centrocampisti Gianpiero Marini e Claudio Sala e gli attaccanti José Altafini, Roberto Boninsegna, Giuseppe “Oscar” Damiani, Mario Maraschi e Giuseppe Savoldi.

La rassegna venne riproposta due anni più tardi (dal 15 gennaio al 2 febbraio), sempre in Brasile, con la stessa organizzazione di Rede Globo e con la medesima copertura televisiva per il nostro Paese effettuata da Italia 1: la novità fu la partecipazione dell’Inghilterra, che portò il torneo ad annoverare tutte le Nazionali fino a quel punto divenute almeno una volta Campioni iridate.

Il girone vide prevalere il Brasile con 9 punti, dinanzi a Uruguay (7), Italia (4, differenza reti -1), Argentina (4, differenza reti -5), Germania Ovest (3, differenza reti 0) e Inghilterra (3 e differenza reti -5): i padroni di casa fecero loro il trofeo piegando per 4-2 gli uruguagi nella finale disputatasi a San Paolo.

L’Italia esordì il 16 gennaio pareggiando per 1-1 con la Germania Ovest, quindi il 19 impattò con il medesimo punteggio con il Brasile, il 24 conseguì una nuova “X” concludendo con un pirotecnico 3-3 la sfida con l’Uruguay, per poi cedere per 0-1 all’Argentina il 26 e chiudere con un nuovo pari il 29: 0-0 con l’Inghilterra.

Successivamente alla seconda edizione, le selezioni vennero denominate “master” oppure “over 35” (in sostituzione del termine “senior”).

Nel 1990, visto il livello tecnico ancora più che decente e il buon riscontro mediatico, le rappresentative vennero riconosciute a tutti gli effetti ufficiali, benché la competizione (dagli addetti ai lavori chiamata “Campionato master”) non fosse ancora stata riconosciuta tale dalla FIFA: appunto quando l’atteso riconoscimento parve vicino, il tutto si concluse nel 1995, dopo le edizioni 1990, 1991, 1993 e 1995, rispettivamente organizzate in Brasile con il nome di Coppa Zico (trionfo dei padroni di casa), negli USA con la tradizionale denominazione di Coppa Pelé (conferma dei brasiliani), congiuntamente da Italia e Austria (successo italiano) e in Austria (ennesima affermazione del Brasile), con queste ultime due edizioni denominate ufficialmente “Campionato master”.

La rassegna del 1993 fece registrare il successo degli Azzurri guidati dal CT Enzo Bearzot, che piegarono per 2-0 (grazie a un’autorete di Josef Sara e a un goal di Franco Causio su calcio di rigore) gli austriaci nella finalissima disputatasi a Trieste l’11 luglio, esattamente a undici anni di distanza dal trionfo nel Mondiale del 1982, quando l’Italia piegò per 3-1 la Germania Ovest nella storica serata di Madrid.

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