Viva Hate è il primo disco da solista di Morrissey dopo la prolifica e fortunatissima avventura con gli Smiths.
Sciolto il sodalizio con Johnny Marr, nel 1987 il cantante di Manchester si chiude in uno studio di registrazione e con l’ausilio dell’ex produttore del gruppo britannico, il fidato Stephen Street, compone una sorta di “Alla ricerca del tempo perduto” in chiave pop.
Canzone dopo canzone, sono le esperienze della prima giovinezza a farla da padrone: si va dall’apprendistato bohémien della lunghissima “Late night, Maudlin Street” al difficile rapporto con i coetanei gretti e conformisti di “Ordinary Boys”, passando per le cartoline al vetriolo spedite da una località di vacanza in cui i giorni che si avvicendano sono invariabilmente grigi e silenziosi, “Every day is like Sunday”.
Il coté più leggero del buon Moz è rappresentato dall’incontro con l’Altro nella brillante baruffa sentimentale di “Suedehead” e dalla sinuosa e toccante “Break up the Family”, in cui l’emancipazione dalla famiglia d’origine passa per la scoperta dell’amore:
I’m so glad to grow older
to move away from those younger years
I’m in love fort the first time
and I don’t feel bad.