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SUPERCAR “E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE”

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Ben prima dei fasti gloriosi di Baywatch e delle soleggiate scorribande in spiaggia con al fianco altri personaggi iconici come Pamelona Anderson, David Hasselhoff è stato il protagonista assoluto di uno dei telefilm più amati degli Anni Ottanta: “Supercar” (“Knight Rider” in lingua originale).

Prodotta tra il 1982 ed il 1986, la serie tv statunitense racconta le avventure di Michael Arthur Long – poi diventato, “Michael Knight” – un poliziotto-eroe solitario che attraverso la sua auto “parlante” (ipertecnologica), “KITT”, scorazza su e giù per gli Stati Uniti impegnato in una perenne battaglia contro “le forze del male”.

Detto ciò, più che alla sua trama, quando si parla di “Supercar” si pensa immediatamente ad una delle opere più identificative e celebrate degli Anni Ottanta. In Italia è stata trasmessa per la prima volta il 14 Gennaio del 1984 da Italia Uno. In America, invece, ha chiuso i battenti nel 1986 per un drastico calo di ascolti.

Bando alle ciance: “Supercar”, in pratica, ha “inventato” la tanto discussa intelligenza artificiale. Certo, non propriamente quella che conosciamo oggi – o meglio, quella che stiamo imparando a conoscere, oggi – ma si tratta in ogni caso di un telefilm futuristico – uno dei tanti dell’epoca – perfettamente in sintonia con quello che era lo spirito visionario degli Eighties. Già. Perché dietro al faccione sorridente di Hasselhoff si celava il mood portante di un decennio che è infinitamente eterno proprio per il suo essere (stato) sempre un passo avanti.

O credete che sia un caso il fatto che, persino in questi tanto vituperati 20s, si stiano riprendendo mode, usi e costumi di quel periodo così magicamente edonista?

Personalmente, però, oltre agli aspetti puramente “tecnici” del telefilm, ho sempre amato le atmosfere patinate di cui erano impregnati i vari episodi della serie e, soprattutto, l’atteggiamento scanzonato adottato dal vecchio Michael Knight. Un tipo piuttosto risoluto, si direbbe oggi. E poi, ancora, l’America degli Anni Ottanta.

Quella che partiva con i movies epici di Rocky e che terminava con la risata contagiosa di Eddie Murphy, tanto per intenderci.

https://www.youtube.com/watch?v=hFw4ENks7oE

Ecco. “Supercar” si è inserito in un filone ed in un decennio, naturalmente, che rimarrà forever-pop proprio per il suo forte, fortissimo imprinting “Made In Usa”. Concludendo, una menzione particolare la merita pure l’ottima colonna sonora del telefilm, composta da Stu Phillips e Glen A. Larson.

In Italia, per un periodo decisamente breve, fu scelta “La Strada” di Jovanotti. “Supercar”, in definitiva, ha animato pomeriggi e serate di intere generazioni che, come il sottoscritto, conoscono praticamente a memoria quasi tutti gli episodi della serie.

Alzi la mano, infatti, chi – almeno una volta nella vita – non abbia immaginato di iniziare un dialogo con la propria automobile, provando a scimmiottare quella che era la “prassi” di Michael Knight. Sì. Perché era un pò quello il potere dei telefilm: trasportare il telespettatore a bordo di una magica scia, fatta di evasione e di momenti più profondi.

Molto prima di Netflix e di tutte le altre piattaforme di streaming…

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