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Una eruzione di note – Eddie Van Halen

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Van Halen
Estate 1982, quelle serate in cui noi amichetti ci si ritrovava a giocare e condividere ore spensierate alla scoperta del mondo.

Fra gelati comprati con poche centinaia di lire, una partita a videogame nella polisportiva lì accanto e interminabili discussioni fra calcio e altre piccole passioni, fortunati nel vivere in un villaggio in provincia senza i “pericoli” delle strade cittadine, si trascorrevano momenti indimenticabili.

Fu in una di quelle sere che, complice alcuni amici della nostra compagnia più grandi, in quella età in bilico fra rimanere bambini e cominciare ad essere più grandi, feci una scoperta che mi avrebbe accompagnato fino ad oggi.

Erano gli anni dei primi walkman e, soprattutto, delle grandi radio a doppie cassette sparate ad alto volume con canzoni che giravano nei juke box e qualche suono nuovo e diverso.

Una cassetta compilation, come si usava fare.
Fra diverse canzoni di ogni sorta venni investito da una eruzioni di note di chitarra, un qualcosa che non avevo mai sentito prima, una canzone in cui la voce era sostituita dalle dita che trovavo velocissime, producendo un suono strabiliante e totalmente diverso.

Fu in quella sera che conobbi Eddie Van Halen e la sua band, con quel lungo assolo (che avrei imparato a conoscere come termine solo anni dopo) che aveva cambiato la musica rock diversi anni prima e che avrebbe cambiato parte della mia vita.

Mi feci fare subito la copia di quella cassetta, cassetta che rimaneva quasi del tutto ignorata tranne quel brano, quelle note, quei suoni che mi sembravano arrivare dallo spazio, in un infinito play e reverse continuo di quel gruppo col nome che mi suonava artistico e strano.

Salto di due anni.
1984, l’anno in cui dalle elementari passai alla scuola media.
Ancora cassette, ancora radio con volumi alti, ancora scoperte incredibili.
Il ritorno di quella band , quei Van Halen di cui ricordavo solo quelle note impazzite e incredibili, con una canzone che mi conquistò definitivamente.
Jump” era il brano che mi fece capire quanto quel genere musicale mi toccava dentro, facendomi sentire più grande dei miei dieci anni.
La conquista era ormai definitiva.

Quando vidi al cinema “Ritorno al Futuro”, poco tempo dopo, fu grande la sorpresa di sentire su schermo le note di quel chitarrista straordinario cui storia e leggenda si univano amplificando il piacere, ed una piccola dose di mistero, avvolgendomi.

Quelle cassette divennero poi cd, la mia passione musicale comprendeva ormai parecchi nomi e si trasformò anche in pratica, imbracciando il basso qualche anno più tardi.

No, non scelsi la chitarra. Perché ero sicuro che non avrei mai avuto modo di poter riprodurre quell’eruzione di note ascoltate da piccolo. Non ne ero degno.
Ma le canzoni dei Van Halen le suonai lo stesso, in cameretta e in salette improvvisate con i cartoni delle uova appese alle pareti.

Inseguii per anni la voglia di vederli dal vivo, di assaporare con gli occhi, le orecchie, il cuore un loro concerto.
Arrivai, un giorno, davanti ai cancelli di un Monster Of Rock con loro come gruppo di punta ma il fato volle che Alex Van Halen, il batterista fratello di Eddie, rimase vittima di un incidente qualche giorno prima, annullando la loro performance.
Fu l’unica volta in cui fui ad un passo da loro.

L’unica volta che il loro nome comparve sul biglietto in mio possesso, un concerto che non vidi mai.

Oggi Eddie Van Halen, dopo anni di malattia, ci ha salutati per sempre.
Uno dei più grandi chitarristi di ogni tempo, una icona gigantesca, uno dei pochi che ha letteralmente cambiato la storia del rock.
Il fato ha voluto che non lo vedessi mai.
Ma la sua musica mi ha accompagnato e mi accompagnerà ancora.

Grazie Eddie.

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